Il Cinema di Corallo*, Vol.2,
"La Sirenetta voleva Sesso e X-factor"
La prima volta che ho visto “La Sirenetta” avrò avuto dieci anni, forse undici. E non al cinema ma a casa, in soggiorno. Sì, per forza in soggiorno, è là che c’era il videoregistratore.
Poi l’avrò rivisto altre mille volte perché mia sorella, la Stellina, era davvero piccola e continuava a ficcar dentro la videocassetta mentre io me ne stavo seduto al tavolo da pranzo, a far finta di studiare. Mia sorella comandava, non c’era un cazzo da fare, e che volessi o meno dovevo vedere la Sirenetta, punto. E’ per questo che, formalmente, posso dire d’aver avuto una relazione con l’adolescente dai capelli rossi e il reggiseno a conchiglia. Per forza ci sono rimasto condizionato.
- Di che cazzo stai parlando?! - fa Corallo* spuntando dalla mia stessa ombra.
- Lo sai benissimo - dico io.
- Devi demolire anche “La Sirenetta”? Non t’è bastato “Titanic”? [ vedi: Il Cinema di Corallo*, Vol.1 ]. A me quella ragazzina è sempre piaciuta, lasciala stare.
- E’ normale che ti sia piaciuta, Corallo. Per un sacco di motivi. Te li dico?
- Sentiamo.
- La Sirenettta è bellina, vive in fondo al mare e ha tanta voglia d’avventura. Anzi sta proprio smaniando, a dirla tutta. E’ piena di sesso, ma è inconsapevole.
- Già, aveva un’aria furba la ragazzina.
Pure io ero un ragazzino. E anche se avevo già dato dei baci con la lingua e toccato qua e là certe mie coetanee, non mi era del tutto chiara l’intera faccenda del sesso. C’era ancora un mondo da scoprire. Così come nella fiaba di Andersen, dove la sirenetta ha quindici anni, il padre è il Re del Mare, e c’è la questione di uscire in superficie a vedere il mondo.
- Certo, anche nel film va così…
- Sì, Corallo, ma ci sono un sacco di differenze con l’originale, perché la Disney è diabolica.
- La Disney?
- Sì.
- E perché cazzo sarebbe diabolica?
Prima di spiegarlo, c’è da dire che al di là del lato corallino ero turbato dalla Sirenetta.
Insomma mi piaceva parecchio, forse più di Lamù (che era più erotica), e forse proprio perché Ariel era mezza nuda ma innocente, umida ma senza mai capire il perché, curiosa ma impedita.
Nel film della Disney la protagonista era come noialtri in preda ad ormoni e pulsioni che spingevano ogni giorno.
- Già, il sesso, la chiave di tutto.
- Sì, Corallo, proprio il sesso.
- Beh?
- Fai conto che se mia madre entrava in soggiorno, mentre quella cassetta continuava a girare nel videoregistratore, mi sentivo una vergogna addosso, come se mi avesse sgamato a fare chissà che…
- Sfigato.
- Eppure era da parecchio che mi facevo le pippe coi giornaletti e fumavo le canne in strada, senza rimorsi, ma mentre passava quel cartone animato mi sentivo allo scoperto…
- Essì.
- Come se mia madre potesse leggermi nella mente.
- Le madri lo fanno.
- Come se potesse capire che provavo una reale attrazione per quella ragazzina dai capelli rossi, capisci? Ariel era là a guardare verso l’alto, oltre la superficie, per capire cosa cazzo stesse succedendo là fuori…
- E per il sesso.
- Esatto, il lato diabolico della Disney.
- Perché Andersen non la faceva pensare al sesso?
- Nella fiaba originale il Re del Mare dà il permesso alla figlia di dare uno sguardo oltre la superficie, perché così dice la tradizione delle sirene, e lei lo fa. Così scopre che gli esseri umani hanno le gambe e un’anima eterna, mentre lei dovrà morire e tramutarsi in spuma di mare. Per questo motivo fa un patto con la Strega: rinunciare alla voce per avere i piedi.
- Beh?
- Invece nel film il padre proibisce ad Ariel di andare in superficie, e rende tutto più eccitante, punto primo. E punto secondo, è pieno di riferimenti sessuali. Dalla forma fallica del granchio che le sta sempre attorno, alla canzone che dice “Under the sea, darling it's better, down where it's wetter, take it from me” (In fondo al mare, tesoro è meglio, sotto è più bagnato, prendilo da me), fino alle immagini nella caverna della Strega del Mare.
- La strega è un puttanone.
- Già, è una femmina corrotta, piena di curve, ammicca di continuo. E’ lurida rispetto alla ragazzina. E nel film c’è tutta una motivazione per cui Ursula, così si chiama la strega, vuole corromperla per conquistare il Regno del Mare. Cosa che manca nella fiaba, dove la strega è semplicemente una strega e fa il suo mestiere. Nella versione Disney invece ha il ruolo d’antagonista che cova rancore. In pratica è una terrorista.
- Tipico, no?
- Senza contare che il film è del 1989, anno della caduta del muro di Berlino. Da quel momento in poi l’U.R.S.S inizia a smantellarsi.
- E allora?
- Ursula è un riferimento all’U.r.s.s.
- Mah.
- Comunque, sia nel film che nella fiaba la sirena rinuncia alla propria voce per avere le cosce. Ormai il patto è fatto, e lei si ritrova su una spiaggia, tutta nuda.
- Già.
- E deve conquistare l’amore del solito Principe, altrimenti muore. Come a dire che una ragazzina sta al mondo solo per trovare un fidanzato. Ma è muta, e il tizio non è tanto sveglio.
- E’ proprio un coglione.
- Sì.
- Beh, poi?
- Qui c’è la differenza abissale tra la favola e il film. Nella versione di Andersen la Sirenetta non riesce a fare innamorare il principe e quello va a cercarsi un’altra ragazza nel paese a fianco, stop. Allora le sorelle di lei si fanno tagliare i capelli, li portano alla Strega del Mare e in cambio si fanno dare un pugnale. Se la Sirenetta sgozza il principe e col suo sangue ci si bagna i piedi può tornare in fondo al mare, altrimenti muore.
- E lei?
- Rinuncia ad accoltellare il tizio, che comunque non l’ama, e si trasforma in spuma di mare. Ti rendi conto?
- Cazzo, non me lo ricordavo.
- La versione disneyana va totalmente in un altro modo. Quei bastardi eliminano l’azione più importante della protagonista femminile. E mentre nella fiaba originale lei è un’eroina, nel film ricade tutto sulla Strega del Mare che tenta di sposare il Principe usando la voce della Sirenetta.
- Beh, mica scema.
- E il Principe, che non ha mai fatto niente in vita sua, sale sul relitto di una nave e riesce a farla fuori penetrandola con la punta di legno che sta davanti alle barca…
- Il bompresso.
- Quel coso, sì.
- E’ un altro riferimento sessuale?
- Lo è tutto in questa analisi.
- Vuoi dire che la protagonista è una donna ma a risolvere tutta la faccenda è il bellimbusto che penetra?
- Esatto.
- Beh, ma chi se ne fotte, no? La Sirenetta della Disney ci piace proprio perché è bellina, vuole uscire dai confini di casa del padre, ha voglia di sesso e ha ispirato un bel po’ di fantasie erotiche. Porca puttana eva cazzo, anche tu sei stato fidanzato per anni con una dai capelli rossi, gli occhioni maliziosi e del segno dei pesci, no?
- E’ vero.
- E allora storia chiusa, anche se la Disney manda a puttane il senso delle fiabe, ok.
- Non ho detto che la Sirenetta è sbagliata, ho detto che la versione cinematografica manda a farsi fottere il messaggio migliore. Checcazzo, passa solamente il concetto che Ariel vuole aprire le cosce - e siamo tutti d’accordo -, si innamora di un coglione - va bene pure questo -, e rinuncia alla voce per l’apparenza…
- Come quelle che partecipano ai talent show?
- Tolgono loro una dote per farle sembrare bamboline mute, no?
- Anche a quelle che cantano?
- Anche a quelle che cantano, sì. Non le sta ascoltando nessuno. Le stanno solo guardando, vogliono sapere quanti followers hanno su instagram, se si sono scopate uno dei giurati, quanti tatuaggi hanno addosso. Roba di gossip. Non c’entra niente il talento, solo competizione e chiacchiere.
- Già.
- E allora ‘fanculo, per me la versione della Sirenetta che non accoltella il principe è la migliore. E’ la più nobile tra le donne.
- In effetti, però muore. Vaglielo a dire a quelle che sperano in una felicità a buon mercato! A quelle che partecipano alle merdate televisive e magari ce la fanno a vincere qualcosa! Almeno loro godono…
- Ma c’è sotto la storia del “Dai, è tutto un circo, fai ‘sto gioco e poi torni ad essere seria! Guarda quella, guarda quell’altra, loro ce l’hanno fatta”. Non è deprimente?
- Non mi riguarda. Alla fine ognuno è libero di sprecare la vita come gli pare. E sentirsi re o regina per una notte, perché no?
- Certo, Corallo, capisco il tuo punto di vista. Solamente che provo a vederla anche in un altro modo. Ma a te, in fondo, non importa niente, no?
- So solamente che vorrei farmele tutte. Sirenette e non sirenette. Cazzo ce ne frega?!
- Corallo, e poi?
- E poi non lo so. Ma a ‘sto giro niente episodio corallino?!
- Sì, in effetti, potrei parlare di quella volta della festa in piscina.
- Ah, sì, per restare in tema acquatico.
- Quand’è stato?
- Anni fa.
- Lavoravo da poco per il Programma Tv con i tizi in giacca e cravatta. Un mio amico mi telefona e mi dice di accompagnarlo nella villa di certa gente. Arriviamo nel pomeriggio, fuori città. Una bella casa in campagna, sul retro il giardino con la piscina. Faceva caldo, forse era giugno. Sto là e dopo un po’ mi presentano la fidanzata di uno di quelli che avevano organizzato la festa…
- Sì, la ragazza con la faccetta da furba.
- Già, continuava a girarmi attorno. Si buttava addosso con la scusa di fare gli scherzi in acqua.
- Mmmm…
- Poi s’è fatta sera. Mi ricordo che era pieno di gente in giro, alcool dappertutto. Ad un certo punto me ne stavo sdraiato a bordo piscina con una bottiglia di vodka. Un po’ ne bevevo e un po’ ne sputavo addosso alle tipe in bikini che mi passavano di fianco.
- Eri una fottuta rockstar!
- Erano i tempi in cui scrivevo le avventure di Nelson Corallo* ma non avevo ancora capito che stavo diventando proprio come te.
- Diciamo che agivo nell’ombra.
- Fatto sta che la tipa continua a buttarsi addosso, mezza nuda e sempre bagnata. A un certo punto mi accorgo di essere troppo sbronzo, esco dalla piscina. E quella mi raggiunge sul prato. Solo che c’è sempre il tipo a controllarla a poca distanza. Così non riesco proprio a farmela, anche se è sempre là a portata di mano.
- E poi?!
- Mi vergogno a dirlo.
- Dai, cazzo!
- Ero ubriaco ed esasperato. Le ho dato un morso sul culo, le ho lasciato il segno, c’è stata mezza rissa e mi sono ritrovato a vomitare in una siepe. Il mio amico mi ha portato via di peso prima che mi sbattessero fuori loro.
- Che bellezza, no?!
- Già…
- T’hanno mai più invitato ad una di quelle feste?
- Mai più.
- E la tipa?
- Mai rivista. So soltanto che dopo un po’ ha tradito il fidanzato e l’ha mollato. Lui c’è rimasto sotto, un bel po’ sotto.
- Beh, c’era da aspettarselo.
- Sarà…
- Avere questo ricordo corallino, stai sicuro, ne valeva la pena. Sono i momenti d’ebbrezza che valgono sempre la pena. Eri vivo, Cristo di Dio! Eri vivo e spaccavi!
- Se lo dici tu, Corallo*.
- Beh? Preferiresti essere la versione Disney di te stesso?! Vorresti il buonismo ipocrita?!
- Non credo proprio.
- E allora?
- Magari la versione realistica di me stesso. Intanto ho appena scritto un altro pezzo sul Cinema di Corallo*. Settimana prossima ne scrivo ancora.
- Che film?
- “La vita di Adele”.
- E perché?
- Perché è la versione realistica di un Amore. Dopo l’infantilismo di “Titanic” e l’adolescenza de “La Sirenetta”, manca il capitolo su una donna adulta.
- C’è sesso?!
- Assai.
- E allora mi sta bene, baby.