Il Cinema di Corallo*, Vol.3, “L’ultima sigaretta di Adele”
Buio in sala.
- ‘Stavolta si parla de “La vita di Adele” - dico io.
- E perché? - chiede Nelson Corallo*.
- Per molti motivi.
Sipario.
- E’ quasi un anno che non ho attacchi di panico, ansia o rabbia. Quasi. Forse perché ho scritto “La Morte di Corallo*”, e alla fine di tutta la faccenda mi conoscevo meglio.
Se questo fosse davvero un monologo - bipolare - in teatro, ora vedreste il palcoscenico illuminato.
Un tizio seduto alla scrivania con un computer portatile lo aprirebbe sollevandone lo schermo.
Il tizio indosserebbe una camicia azzurrina da bravo ragazzo e un paio di jeans.
Dalla sua ombra proiettata sul fondo ne uscirebbe un’altra.
L’ombra seguirebbe i movimenti del tizio seduto, poi diverrebbe indipendente, alzandosi, camminando verso il lato sinistro della scena.
Adesso vedreste due soggetti, uno alla scrivania e l’altro in piedi.
- “La vita di Adele” era al cinema mentre vivevo a Barcellona con la Liz, ottobre 2013. Una sera mi chiese di andarlo a vedere ma era già tardi. Passammo accanto alla locandina del film, con le due ragazze che si abbracciano, una castana e l’altra coi capelli blu, e tornammo verso casa…
- A fare sesso e litigare, già. Erano delle gran scopate con quella psicotica di Liz.
- Il film l’ho visto mesi dopo. Stavo ancora a Barcellona, luglio 2014. Vivevo nel terzo appartamento, quello con la finestra affacciata sul vicolo buio. Ero scappato sia da Liz che da Sabine.
- Altre scopate, altra rabbia, no?
- Sì, sesso e rabbia.
- Cosa c’entra col film?
- Proprio questo, intanto. Che è una storia d’amore e non una di quelle stronzate che vivevo io. E poi in quel periodo avevo parecchi amici e amiche gay, volevo discuterne con loro visto che si parlava di una coppia di ragazze lesbiche. Comunque quella storia mi ha segnato.
- Perché ti lasci sempre coinvolgere troppo.
- Ma anche perché ho odiato Adele. La ragazza protagonista del film. Ma prima di spiegare la ragione è meglio cominciare dall’inizio.
Il tizio seduto alla scrivania indossa gli occhiali e inizia a scrivere al computer.
L’altro tizio manovra un vecchio proiettore che manda immagini sul fondo.
Frammenti di film, vita reale, colori.
- Il film ha vinto la Palma d’oro a Cannes nel 2013, con Spielberg presidente di giuria.
- Fotte sega.
- Ascoltami Corallo, ti conviene.
- Và avanti, ma vedi di non sbrodolare. Alla gente piace la roba snella. Invece stai per parlare di un film francese che dura tre ore.
- A parte la palma d’oro, quel film è intelligente. Cioè, è una storia d’amore raccontata nel modo giusto.
- Io mi ricordo le scene di sesso lesbo mica male.
- Già, te le ricordi come se le ricorda un sacco d’altra gente. Ne hanno parlato tutti di quelle scene. Polemiche, curiosità morbosa, bigottismo. Anche l’autrice del fumetto da cui è tratto il film le ha contestate. Ma non è il momento adesso.
- Allora cosa?
- Adele, la ragazza coi capelli in disordine, labbra carnose, mangia di continuo…
- E sembra un po’ rincoglionita?
- Proprio lei. Una mattina esce di casa, va a scuola in autobus, cazzeggia con le compagne di classe. Ascolta una lezione di letteratura, si parla d’amore. Anzi, si parla del sentimento d’amore.
- Beh?
- Adele non è un genio ma non è nemmeno una stupida, è una ragazza normale.
- Non è proprio normale, eh. E’ una gran figa.
- Dio Cristo, fammi andare avanti.
- Scusa.
- Adele è una liceale. E’ spettinata e si riempie la bocca di schifezze. E’ carnale, è sporca.
- Adolescente in fase ormonale.
- Esatto, e le sue compagne sono come lei. Unte, parlano di sesso usando parole zozze per sentirsi più grandi. Le dicono che deve “scopare”, le fanno notare che c’è un tipo che la guarda…
- La scena nella mensa, sì.
- Finora la cinepresa è stata stretta su Adele. Tutte le immagini riguardano lei, perché è di lei che si parla: Adele.
- Lo dice pure il titolo, e allora?
- E’ una questione di stile. Al regista interessa stare con lei, sentirla da vicino, anche se è una liceale francese qualunque.
- Ma figa.
- Fatto sta che Adele rivede il tipo della mensa in autobus. Scambiano qualche parola, si danno appuntamento per un altro giorno. Lui è carino e pure gentile. Ma sappiamo che non è lui il protagonista della vicenda.
- Eh no, serve solo come pretesto. Fico no?
- Perché sarebbe fico?
- Perché fa vedere che anche le ragazze si scopano qualcuno tanto per, insomma, giusto di passaggio…
- Ok, Adele si prepara, esce di casa, sta andando all’appuntamento. Ma mentre attraversa la strada vede lei.
- Emma, la tizia coi capelli blu, sbang!
- E’ il primo punto nodale del film. Ci sono solo sguardi. Adele non scambia nemmeno una parola con Emma, però nell’aria c’è già lei. C’è l’amore. Nella vita di Adele è appena entrato l’amore, capisci?
- Che c’è di tanto speciale?
- Come?! Stiamo già rispondendo a una cazzo di domanda. Esiste l’amore? Sì. Si annuncia l’amore? Sì, è già nell’aria. Anche se stai andando a un appuntamento con un’altra persona. L’amore è qualcosa che esiste al di là delle tue intenzioni.
- Potrebbe essere.
- Adele attraversa la strada ma vede gli occhi e i capelli blu di Emma. E’ già legata a lei, “ineluttabilmente”.
- Ineluttabile, come una condanna?
- Già.
- Ok, la vecchia teoria del colpo di fulmine. Però quel pomeriggio sta col tipo e si riempie la bocca di kebab, Adele.
- Sì, la ragazzina va a mangiare kebab perché lei ha fame. Sempre. E’ un’altra caratteristica importante, descrive il personaggio tramite azioni semplici.
- E poi vanno a scopare, lei e il tipo.
- Il giorno dopo le sue amiche di scuola sono tutte contente. “Ti si vede addosso che hai scopato, si sente dall’odore” dicono loro.
- Ma Adele molla il tipo…
- Sì, e lui ci rimane parecchio male. Le dice che lei è un’egoista.
- Già, e Adele che fa? Torna a casa, piange, mangia un quintale di cioccolata e piange ancora. Che senso ha quando le ragazze fanno così?!
- Oltre alle lacrime e alla cioccolata c’è la scena dove Adele si masturba ripensando a Emma. Adele è stesa sul letto. Rivede mentalmente i dettagli, le schegge di memoria di una ragazza che nemmeno conosce. Si tocca e già sente quello che sarà.
- Lo fa prima o dopo essere andata a letto col tipo?
- Non mi ricordo. Non mi ricordo nemmeno quand’è che bacia sulla bocca una sua compagna di classe, nel bagno della scuola e poi quella la respinge, le dice che era solo un gioco.
- Perché l’hai odiata se Adele è tanto “femmina”?
- Te lo dico dopo. Una sera esce con un amico, vanno in un bar gay. Adele se ne sta là tranquilla, a bere una birra, ma l’istinto la chiama. Senza farsi notare esce dal locale e attraversa la strada, entra in un altro bar. Stavolta ci sono solo ragazze.
- Lesbiche?
- Lesbiche, e una ci prova appena vede Adele tutta sola.
- Già, ma arriva la tizia coi capelli blu e manda affanculo l’altra.
- Emma vede Adele da lontano, la punta. Da come si muove si capisce che ha esperienza, che in quel bar è conosciuta. Adele è buffa, Emma è sicura di se’.
- Una è femminile e l’altra è maschile?
- E’ più una questione di maturità e temperamento.
- Una è passiva, l’altra è attiva?
- Forse, ma è sempre Adele ad andare incontro a Emma. E’ lei la protagonista, è lei che affronta il proprio destino.
- Sembrerebbe il contrario. E l’approccio di Emma è roba che se lo facesse un uomo risulterebbe abbastanza ridicolo.
- Perché?
- Se riguardi la scena Emma è un teppistello anni ’80, un maschiaccio che piace solo alle adolescenti.
- Già, ma Adele è un’adolescente, no?
- E’ vero.
- Comunque l’incontro c’è stato, e il giorno dopo Emma va a prendere Adele davanti al liceo.
- L’aspetta fuori con aria da bullo.
- Emma e Adele si siedono su una panchina. Parlano di filosofia, musica, arte. Si conoscono.
- E fanno sesso come due animali.
- No, cazzo, no.
- Come no?
- Corallo, stai attento. Si baciano. Capisci?
- Certo che si baciano, e allora?
- Si baciano e dietro c’è il sole. Proprio dietro le loro teste, mentre muovono le labbra, quel sole esce dalle loro bocche. Raggi di sole in un bacio, Cristo di Dio! E’ una scena epocale, Corallo. E-po-ca-le.
- Anche la parte del sesso è importante. Si leccano, sudano, scopano di brutto. Sembra che puoi toccarle, c’è carne ovunque nelle inquadrature.
- Pare che il regista abbia speso un sacco di tempo per girare quelle scene.
- Eh…
- Pare che le abbia fatte sfiancare a posta, che volesse quell’effetto estenuante. Sì, sono due scene di sesso “estenuante”.
- Forse perché era un porco.
- Forse perché in un film che dura tre ore e che parla di una passione amorosa è necessario far vedere anche quello.
- Peccato non averlo visto al cinema. Saremmo andati con la Liz, come avrebbe reagito?!
- Non lo sapremo mai. Comunque, ci sono altre due scene importanti. Anzi fondamentali. La cena a casa dei genitori di Emma e la cena a casa dei genitori di Adele.
- Emma è ricca.
- Di sicuro è borghese. La madre è bella e curata, il patrigno forse si occupa d’arte o qualcosa del genere. Mangiano ostriche, sanno che la figlia è lesbica e non è un problema. Francesi di cultura superiore e forse snob. Più che altro è la madre di Emma, quando chiede ad Adele cosa vorrà fare “da grande” e lei risponde “l’insegnante”, a guardarla schifata. Adele non ha grandi aspirazioni, Emma sì. E poi c’è la cena dai genitori di Adele, gente semplice. Il padre prepara gli spaghetti al sugo e dice che l’arte non è roba seria, meglio trovarsi un fidanzato e un lavoro vero.
- Ho già capito, aspirazione borghese contro proletariato. Ancora la lotta di classe, ma che cazzo…
- Non ho detto questo, Corallo. E’ il film che sottolinea questo aspetto, non io. E’ il regista a farlo. E sarà uno dei punti che manderà tutto a farsi fottere.
- Cosa?
- La questione delle ambizioni. Emma frequenta gente che potrebbe farle fare carriera, mentre Adele diventa insegnante e le va bene così. La nostra ragazzina sta bene, non chiede altro, non aspira ad altro che vivere l’amore per Emma.
- Ma Emma poi inizia a spingere, no?
- Inizia a guardare Adele con aria di superiorità, le dice che dovrebbe fare qualcosa di più nella vita.
- Già.
- Mentre Adele ama Emma semplicemente perché è Emma, Emma ama Adele per come vorrebbe che fosse. Hai capito?
- Poco.
- Emma sminuisce Adele perché si accontenta di poco. C’è un’altra sequenza dove si vede bene questa differenza, dove si capisce la rottura tra loro due. Alla cena in giardino.
- Sempre durante le cene succedono ‘ste cose?
- Si vede che i francesi prendono le decisioni a cena.
- Allora vedi che non si parla d’amore?!
- Corallo, che cazzo dici? E’ dall’inizio che si parla d’amore!
- L’amore si ferma in base al lavoro che uno fa? L’amore è spezzato dalla differenza sociale?
- E’ la prima volta che fai una domanda intelligente, Corallo.
- E’ del tutto involontaria a essere onesto.
- E quando mai sei stato onesto, tu?
- Mai.
- Quindi hai fatto una domanda intelligente senza accorgertene?
- Probabile che sia così.
- Bravo, Corallo.
- Grazie, ma finiamola qui. Non sono abituato a sentirmi dire “bravo” o roba del genere. Nelson Corallo* deve restare cinico fino alla fine, lo sai.
- Tranquillo.
- Quindi? L’amore perde di fronte alla carriera? L’amore si ferma davanti alla convenienza sociale? E’ questa la cazzo di questione del regista?!
- Di sicuro è la seconda questione nel film. L’amore esiste, ok, arriva, ti cerca, ti prende, ti lega. Ma va avanti?
Forse servirebbe un cambio di luci sul palco. Magari uno scambio di posizione tra i due soggetti. Non lo so.
- E’ passato del tempo, Adele ed Emma sono una coppia, vivono in un bell’appartamento. Una fa la maestra, l’altra dipinge e aspira a grandi cose.
- L’abbiamo già detto.
- Emma è sempre più occupata col lavoro. Non torna a casa la sera, frequenta una ex che potrebbe aiutarla a fare carriera.
- Trascura Adele, ok.
- E’ per questo che la nostra ragazzina accetta l’invito a uscire con un collega di lavoro. Per la prima volta si stacca da Emma, va a bere e ballare.
- Una gran scena, si sentono gli ormoni nell’aria, e Adele si muove benissimo…
- Adele inizia a scopare di nascosto col collega. Fino a quando Emma non la scopre. E tutto crolla.
- La chiama puttana, la prende a schiaffi, la caccia di casa.
- La sbatte fuori, subito.
- Senza pietà.
- Senza nessuna pietà.
- E’ per questo che hai odiato Adele? Perché è una puttanella che va a scopare in giro quando si sente trascurata?
- In realtà è dopo questa scena che arriva il mio odio per lei. Cioè quando Adele inizia a soffrire per la perdita di Emma.
- Non dovrebbe?
- Cristo Santo, Adele soffre. Soffre ogni giorno, soffre tra gli alunni, soffre nella pioggia, soffre al mare, soffre alla festa di fine anno della scuola. Adele soffre costantemente per Emma.
- Beh?
- Ecco perché l’ho odiata. Mentre vivevo a Barcellona e vedevo quel film, dopo un milione di storie malate, ancora non capivo perché fosse finita una storia che per me era importante…
- Oh merda! Ancora la questione della brunetta?!
- Già.
- Ma puttana eva cazzo, tutto questo discorso sul film è una trappola? Vuoi tornare a parlare dei cazzi tuoi?! Ancora!
- L’arte serve a elevarci e poi tornare a noi stessi. Il compito dell’arte è smuovere qualcosa. L’arte serve a risolverci, cazzo, altrimenti è intrattenimento.
- E vuoi tornare a dare la colpa a me? Alla tua ombra?! A Nelson Corallo* l’infame?!
- No, Corallo, stavolta no.
- E allora, cosa?
- Se mi sentivo come Adele riguardava solo me.
- Grazie per l’ammissione di colpa indipendente dal lato corallino.
- Semmai la parte che riguardava te era il tradimento come soluzione temporanea a risolvere le cose, a cazzo di cane.
- Sì, questo lo accetto.
- Odiavo Adele perché, come lei, non capivo cosa fosse accaduto. Non capivo perché una passione tanto grande si fosse spezzata in modo così irrevocabile. Senza nessun tentativo di risanarla, non concepivo potesse accadere, capisci?
- Tu frequentavi ragazze che ti trattavano come roba “usa e getta”, e a me andavano bene, lo sai.
- Sì.
- Vedevano solo il lato corallino. La parte disimpegnata, no?
- Già.
- Perché loro erano “Emma” e ti facevano sentire come “Adele”.
- Porco cazzo, sì.
- Ma è storia vecchia! Siamo andati oltre ‘ste puttanate! Addirittura io non ci trovo più gusto…
- Non sto dicendo che ora vivo così.
- Quindi?
- Sto spiegando perché in quel momento ho odiato Adele.
- E dillo!
- Perché non volevo accettarla, Cristo Santo! Non potevo vedere il suo dolore altrimenti avrei dovuto vedere il mio, capisci? E ho provato a ribaltare la cosa, a fingere di essere diverso, più razionale, più concreto e più cinico. Ti ricordi?
- Ricordo che all’inizio ci è andata bene. Scopavamo di brutto così. Poi mi hai impedito di fare altre cazzate, e mi hai fatto pure “morire”.
- Dovevo fermarti, Corallo. Mi stavi trascinando troppo a fondo, e lo sai.
- Lo ammetto. Ma è la mia natura. Io vivo sul fondo.
- Ho odiato Adele perché nel suo amore totalizzante ci ho visto qualcosa di me.
- Sfigato.
- Le poche volte che mi sono innamorato ho sentito lo stesso sentimento devastante.
- Che cazzo di errore, eh?
- Fino a un certo punto, Corallo.
- Per me è un errore grave. Anzi, gravissimo.
- Che merito avrebbe trattenersi? Eh?!
- Il merito di non farsi fottere.
- E’ solo cinismo.
- E’ una questione di sopravvivenza, fratello.
- Già, la sopravvivenza. Vuoi vedere che adesso smonto la tua teoria di merda?
- Provaci.
Questo potrebbe essere il momento in cui il tizio seduto alla scrivania si toglie gli occhiali e si alza. Inizia a fumare una sigaretta. L’altro si siede al suo posto, con le braccia conserte.
- Mettiamola così, Corallo. Se ti dicessi che tutte le volte che ci siamo drogati, abbiamo bevuto, scopato e fatto risse…
- Bei tempi.
- Se ti dicessi che ogni volta che abbiamo spaccato, perso la testa mentre eravamo diabolici, invasati, pazzi, proprio in quel momento avremmo dovuto trattenerci?! Che euforia sarebbe stata?
- Eh, porca troia.
- Esattamente come Adele. Lei ama, e mentre lo fa non aspira ad altro che amare. E quando soffre, soffre. Che senso avrebbe una mezza misura? Anche se poi va a sbattere contro una verità fin troppo umana, rappresentata da Emma.
- Cioè?
- Certe persone, uomini o donne, etero o gay - non importa il genere o la preferenza sessuale - non sono capaci di andare in profondità. L’amore è una scelta che dura nel tempo anche se non ci sono garanzie. E parliamoci chiaro, Emma non vedeva l’ora di liberarsi di Adele per rimettersi con la ex.
- L’avrebbe aiutata a esporre i quadri, certo.
- Esatto, Emma fa fuori Adele per convenienza.
- Sì.
- E mentre la nostra ragazzina piange, l’altra si sistema. Nel film si capisce che passa qualche anno, e poi si rincontrano in un bar.
- Adele si fa mettere una mano tra le cosce…
- Adele tenta di sedurre Emma che confessa di non aver mai provato la stessa intensità con nessun’altra. Neanche con la compagna con cui sta in quel momento…
- La tizia della galleria d’arte?
- Proprio lei. Ricca, introdotta nell’ambiente, vincitrice.
- Vincitrice di che?
- Ah, non lo so. Vincitrice del premio “borghesia francese”, forse.
- Finisce così il film?
- No, manca ancora un pezzo alla fine di tutta la faccenda. E’ passato altro tempo. C’è l’inaugurazione della mostra di Emma. Adele va alla galleria, si presenta con un vestito azzurro, lo stesso colore dei capelli di Emma quando erano innamorate. Ora ce l’ha addosso Adele quel colore.
- Emma è felice?
- Emma è ingrigita, con un velo di stanchezza negli occhi, e non ha più quell’aria da teppista che aveva all’inizio. Non ha più colore, in fondo.
- E Adele?
- Le parla, le fa i complimenti, poi qualcuno le interrompe. Adele gira tra i quadri, beve qualcosa, saluta un tizio conosciuto la sera della cena in giardino. E’ il ragazzo che faceva l’attore e che nel frattempo ha rinunciato alla carriera artistica. Adele gli parla ma è distratta, esce dalla mostra. Esce dalla vita di quelle persone. Adele cammina, va via, si accende una sigaretta.
- L’ultima sigaretta.
- Quella sigaretta, fumata camminando, è il momento di rottura definitivo.
- Intanto il tizio prova a richiamarla indietro, la insegue, sbaglia direzione…
- Adele fuma, volta le spalle, è cresciuta.
Silenzio.
- Hai finito?
- Ti pare poco?
- Mi pare normale. E’ la presa di coscienza di un mondo dove la convenienza vince sui sentimenti.
- E’ mostruoso.
- Forse.
- Corallo, che vorresti dire?
- Innanzitutto che è un film, come tale è opera d’ingegno di un essere umano, quindi limitato e fallibile.
- L’arte è rappresentazione di un segmento della vita. L’arte prova ad andare dal singolare all’universale, e cerca risposte esistenziali. Questo film, secondo me, ci riesce.
- Ma con tutti i limiti di una struttura narrativa. E ci sono troppe proiezioni da parte tua, che riguardano te stesso e le tue relazioni con certe ragazze. Posso essere d’accordo che Emma è una stronza borghese che preferisce la carriera all’amore, ok, te la lascio. Magari è succube di quella stronza snob di sua madre, magari è più vittima di quanto noi non possiamo sapere. La vita è un sacco di cose che non possiamo sapere, e Adele è una bamboccia senza prospettive.
- Cazzate coralline…
- No, sono realista. Che ti credi? La gente si mette assieme ad altra gente per necessità. Proprio come fanno gli animali: per assicurarsi cibo, casa e sesso sicuro. La gente è pragmatica.
- La gente è un concetto astratto.
- Diciamo la maggioranza delle persone, ok?
- Và avanti.
- Prendi noi due, per esempio.
- Io e te, Corallo?
- Proprio noi. Ti sei dimenticato che fino a un anno fa eravamo incapaci di fare mezzo programma che si potesse considerare realistico?
- In effetti.
- Un anno fa - mi fa ridere solo pensarci - stavi finendo “La Morte di Corallo*” ma vivevi ancora storie a metà.
- Già.
- Figuriamoci se potevi costruire una relazione profonda, o no?
- Merda.
- Bravo, tocca a te adesso. Tante chiacchiere, scopate e puttanate! Lo sai che spingo per questa roba fino in fondo. Sono il primo a scegliere l’incertezza alla quiete. E lo hai detto pure tu: solo perché da un po’ di tempo faccio il bravo non significa che io sia una brava persona. Anzi, in fondo faccio schifo come al solito. E certi giorni mi fotterei il mondo, detestandolo e poi pisciandoci sopra. Ma ho imparato ad aspettare. E pure tu.
- Corallo, pensi di essere originale?
- In che senso?
- Quando te ne esci con ‘ste cose tipo “mi scoperei il mondo etc. etc.”, pensi di essere l’unico? E’ pieno di personaggi come te là fuori. Adolescenti, arrivisti, incazzati. Il mondo è più simile a te che a me. Ti vedo ovunque abbaiare con la bava alla bocca, senza credere a nulla, tranne al profitto istantaneo.
- E’ vero. Ma almeno io lo ammetto. Noialtri siamo quelli che vogliono la felicità subito e a poco prezzo. Zero domande, zero approfondimenti. Non siamo mica nati per amare. L’amore di Adele è imprevedibile. L’amore in generale è un rischio senza garanzia. Perché stare appesi a un sentimento sapendo che potrebbe finire da un momento all’altro? E con l’ansia costante del fallimento?!
- E’ difficile.
- Appunto, è difficile. Non puoi biasimarmi se scelgo la parte più conveniente pur di campare, come fa Emma.
- Stai parlando di Emma nel film o della brunetta nella realtà?
- Di entrambe, cazzo. E se pensi che la “tua” brunetta avrebbe dovuto preferire te a quell’altro, che magari è un tipo a posto, tranquillo, coi soldi, non bipolare, non dissociato, non pazzo come noi, ti sbagli. Ti sbagli fottutamente!
- Come puoi dire una cosa del genere, Corallo? Che fine ha fatto l’orgoglio?
- L’orgoglio ce l’ho ancora. Ma non sono scemo. A forza di aspettare ho capito anch’io qualcosa, che ti credi?
- E cos’hai capito?
- Quello che ho detto prima. La gente razionale sopravvive. Dovremmo fare come loro, e meglio di loro.
- Ma io e te non siamo razionali, Corallo. Tu sei un’idea malata. Sei il prodotto della mia oscurità.
- Appunto! Ma ti accorgi che non è facile né divertente starci appresso? Noi siamo destinati a prendere quel che viene, quando viene e solo se viene. Stop.
- Una volta la brunetta mi ha detto di aver fatto un sogno…
- Oh, cazzo, tiri in mezzo pure l’inconscio! Non ti bastano il cinema e il teatro?
- Era quando ci frequentavamo e passavamo la notte assieme, da lei. Avevamo già litigato un paio di volte ma non s’era ancora rotto il meccanismo. Mi disse di aver sognato di stare sul tetto di un palazzo, in città. Aveva paura per le vertigini. Con lei c’erano due suoi amici, una coppia nella vita reale. La donna le diceva di non sporgersi, di stare ferma, di non saltare. L’uomo invece la incoraggiava. Lei stava là, indecisa su chi dare retta. Non riusciva a muoversi. Poi sul tetto compariva un tale che indossava jeans e una felpa grigia col cappuccio, come me quel giorno. Il tale prendeva la rincorsa e saltava giù dal palazzo. Saltava senza paura. E si poi schiantava sull’asfalto.
- Oh, merda.
- Mi disse che il tale si spappolava per terra, nel sogno. C’era sangue dappertutto. Lei si sentiva male per lui. Ma succedeva un’altra cosa. Il tipo si rialzava, si rimetteva a posto e tornava sul tetto. Già, tornava accanto alla brunetta e le diceva “Stavolta mi è andata male, ma ci riprovo lo stesso”. E fine del sogno.
- Beh?
- Come beh? E’ stato un momento importante. La brunetta ha “visto” che fine avrei fatto. Ha intuito tutto di me, il mio percorso di autodistruzione e rinascita.
- E’ molto carino, ma è sempre l’interpretazione di un sogno, esattamente come l’interpretazione del film.
- Lasciamo perdere un attimo il film, ok?
- Ok.
- Ragioniamo sotto un altro aspetto. Parliamo di massimi sistemi. Per prima cosa, l’amore esiste?
- Sì, credo di sì.
- E cos’è l’amore, Corallo?
- L’amore è tante cose. Più che altro siamo noi ad essere fottuti mentre l’amore agisce. In quel momento esistiamo in funzione di chi amiamo, e siamo speciali.
- E poi?
- E’ come un terremoto che si assesta.
- Che significa?
- Quello che ho detto. Dopo il primo momento si torna coi piedi per terra. E si fanno i calcoli che riguardano la vita di tutti i giorni. Cioè la cazzo di sopravvivenza, come gli animali.
- E non siamo più speciali?
- Non così tanto.
- La nostra specialità risiede nell’amore che riusciamo a mandare avanti?
- Potrebbe, ma è difficile. Ci sono un sacco di bordelli nel mezzo.
- Ma se uno fosse più forte dei bordelli, potrebbe continuare ad amare?
- In teoria sì.
- E come?
- Tramite l’affetto.
- Quindi l’affetto è un fattore basico dell’amore?
- L’affetto è la cosa che ci distingue dalle cose inanimate. Anche gli animali provano più affetto di quanto possiamo immaginare. Magari anche le piante si vogliono bene. Di certo un frigorifero non prova affetto per un tostapane, no?
- Sì, l’affetto ci distingue dagli elettrodomestici. Tornando al film, Adele ama Emma. Il problema è che Emma a un certo punto molla il colpo e va avanti senza di lei.
- Certo, e lo sai perché?
- Perché?
- Semplicemente perché funziona. Pensaci: non si può vivere senza bere, senza mangiare o senza aria, ma si può sopravvivere senza amare. L’importante è andare avanti, e magari mettere al mondo qualcuno che prenda il nostro posto. Ci sono milioni di marmocchi nati senza che i genitori si amassero, no?
- Che vorresti dire?
- Che siamo tutti sostituibili, nessuno è indispensabile, nessuno. Moriremo tutti, saremo rimpiazzati, la vita andrà avanti lo stesso. La condizione umana è crudele: sappiamo oggettivamente di non essere speciali, tranne per quelle poche persone che ci considerano tali. Siamo speciali in funzione di qualcuno, non in assoluto. Siamo i pidocchi del mondo. E allora che frigni a fare?! Se lo sai, prenditi quel poco che c’è e fattelo andare bene! Soldi, casa, cibo, sesso, e via…
- La tua teoria potrebbe mandare avanti il mondo, Corallo.
- Lo so benissimo.
- Ma è la fine dell’umanità. Senza empatia siamo poco più che elettrodomestici, e ci meritiamo di essere rottamati senza garanzia di restituzione. A forza di togliere affetto alle persone, quelle perdono di specialità e diventano numeri. E i numeri sono più facili da eliminare. Li prendi, gli rasi i capelli, gli stampi una cifra sul braccio, gli tiri un colpo di pistola in testa…
- Sei troppo drammatico, perché devi tirare in mezzo i nazisti?
- E’ la verità, coglione. E mica solo coi nazisti. Il ragionamento che fai tu è alla base di ogni sterminio. Se togli l’affetto, non resta nulla di umano. E se non c’è nulla di umano, allora affondi le barche in mare, sganci missili sui villaggi, tiri il gas tra le strade, e poi conti i numeri. Cristo Santo, come fai a non capirlo?
- Anche se lo capisco, cosa c’entra con l’amore? Cosa c’entra con la vita di Adele?!
- C’entra, Corallo, perché è partendo dai rapporti più intimi con le persone che ci stanno attorno che noi valutiamo il mondo. Se riesci a disfarti di un amore basandoti su un calcolo tra guadagni e perdite, sei capace anche di fare il resto.
- Esageri, ma hai anche ragione. La base della malvagità umana sta tutta lì. Bravo, sei diventato più furbo.
- Non sono furbo, testa di cazzo. Ho solo capito che nella nostra precarietà, chi più chi meno, non vogliamo solo sopravvivere ma dare un senso ai nostri giorni. A meno che tu non sia un malato di mente, un figlio di puttana, un cane di merda che vuole lo sterminio dell’umanità, dovresti aspirare ad amare chi ti sta a fianco. Anche facendo uno sforzo, Cristo Santo!
- Ma devi per forza amare qualcuno per dare un senso ai tuoi giorni? Potresti costruire un ponte, vincere un reality, fare una rapina in banca. Anche quello ti darebbe un senso!
- E’ proprio questa la differenza tra te e me, tra Adele ed Emma, tra razionalità e sentimento. Noi sappiamo che si muore, ma se dovessimo scegliere tra vivere cent’anni come elettrodomestici oppure 365 giorni come esseri che hanno un cuore, ‘fanculo, sceglieremmo la seconda ipotesi.
- E vivere cent’anni scopando e godendo?
- Lo sai che è impossibile.
- Facevo un’ipotesi divina.
- Noi siamo mortali.
- Parla per te, io sono diverso.
- Sì, Nelson Corallo*, il personaggio letterario è diverso: sei una cattiva idea, tu.
- Un’idea si propaga all’infinito, se funziona. E viviamo in un mondo dove ho più ragione io che tu. Comunque è vero, morirai si-cu-ra-men-te.
- Sì, come tutti gli altri.
- E allora? Che decidi di fare?
- Salgo in cima a quel palazzo. Lo stesso dove mi ha messo la brunetta in sogno. Sono lassù proprio ora, fumo un’altra sigaretta come Adele che va avanti nonostante la merda, e al momento giusto salterò nel vuoto. Semmai a costo di spappolarmi. Mi ricorda anche la conclusione di “Vanilla Sky” ora che ci penso. E tu, Corallo, che farai?
- Te l’ho detto, ho imparato ad aspettare.
- Sono io che ho imparato a farti aspettare, è diverso.
- Va bene, fratello, va bene. Staremo a vedere. Niente episodio corallino a ‘sto giro?
- No, ‘stavolta no, va bene così.
- Cristo Santo, ci vuole troppa pazienza!
- Volevi essere speciale ad ogni costo, Nelson Corallo*, e ora lo sei.
- Cioè?
- In questa attesa, senza sapere come andrà a finire, siamo tutti speciali. L’umanità intera è sul tetto di un palazzo, pronta a fare quel balzo nel vuoto, ancora, ancora e ancora. E’ da secoli che aspetta il suo momento, ne sono certo. Anche se ogni tanto si dimentica e ascolta le tue idee coralline di merda, in fondo l’umanità sa che vivere, e pure morire, vale la pena. Se alla fine si ama.
Buio.
Applauso.
Sipario.
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