lunedì 21 febbraio 2022

L'Amore di Corallo cap 4


L'Amore di Corallo cap 4

- Esistenze diverse, percorsi, destini. Qualcuno ha davvero fortuna, insomma le cose gli girano esattamente come le ha desiderate. Poco dolore, molti piaceri e soprattutto soddisfazioni. Ne ho frequentati un bel po' di questi soggetti, credo non si rendano conto di quanto siano rari e in qualche modo benedetti per il fatto di non dover partecipare alla lotta e all'affanno dei molti che invece non solo non ottengono granché ma vivono costantemente in affanno. Di solito questa gente, i pochi, finisce per ricoprire ruoli di comando o responsabilità sociale, ma non possono davvero capire come funziona il mondo, perché loro non hanno percorso la strada del dolore. Quindi non capiscono niente delle persone, anzi, il distacco è talmente grande che interpretano l'esistenza dalla loro unica prospettiva. Fanno i politici, i dirigenti, i giornalisti, gli artisti, insomma, gestiscono il potere e le comunicazioni ma è matematico che ciò che propongono a chi sta sotto sia una deformazione delle loro visioni prive di realtà.
- Anche quegli stronzi combattono.
- Sì ma per arrivismo, ambizione, ipocrisia, mica per campare, Corallo.
- Vero.
- Ovvio, anche loro alle volte finiscono in merda.
- La giustizia fa giri larghi...
- Di sicuro non la giustizia umana, quella è fatta dagli uomini, quindi è sempre parziale. Ma credo anche in una giustizia universale, che agisce prima e dopo le nascite di tutti noi.
- Tu credi in cose indimostrabili.
- Sì, lo so.
- Beh, ma quindi?
- Nulla, come al solito avevo voglia di riflettere.
- Sto bene ultimamente, ho voglia.
- Di cosa?
- Di tutto.
- Non riusciamo a trattenere niente. Tutto scorre e passa oltre. L'unica cosa che abbiamo è il presente, no?
- Sì, ecco perché bisogna riempirlo di roba buona.
- Donne, soldi ed esperienze?
- Già.
- Lei era stupida ma mi voleva bene. Mi dispiace ce l'abbia con me per il male che le ho fatto. Sono stato duro, d'altronde era insopportabile quando pretendeva troppo, senza pensarci prima. Lei non pensava, al contrario di me. Agiva, faceva, voleva. Litigavamo, andavamo a letto, per un certo periodo è stato impossibile fare a meno l'uno dell'altra. Impossibile. Qualcosa ci teneva, credo fosse un bisogno. Certe relazioni finiscono solo quando sono pronte a liberare chi le ha fatte nascere, come se avessero una vita autonoma. L'amore crea una dimensione a parte in cui due persone partecipano e non ne sono del tutto padrone. E non solo per quanto riguarda l'amore, credo valga per diversi rapporti.
- Eppure volevamo altro, vogliamo altro anche adesso. E lei sta col tizio che le regala i fiori, solita storia...
- Sì, un tema ricorrente nella mia vita.
- Si vede che è così che deve essere.
- Forse, forse è uno spunto per evolvere. Se sono riuscito a risolvere le cose addirittura con mio padre, Cristo, non posso non riuscire a risolvere il tema dell'amore.
- Non ne hai la certezza.
- Vale la pena provarci però.

Mi alzo per bere un bicchierino di whisky e fumare la terza sigaretta del dopo cena. Poi basta, devo andare a letto evitando di addormentarmi sul divano. E devo scrivere, perché è l'unico metodo per capirmi. L'introspezione è un lavoro duro e difficile.

- Ma a chi importa?
- Lo fanno tutti, Corallo, solo che non lo dicono oppure lo fanno male. O magari fanno altro, meglio, ad esempio dipingere o costruire palazzi. Ma tutti pensano a se stessi, hanno dubbi, hai capito no?
- Sì, vorrei solo capire dove vuoi andare a parare.
- Alla verità che mi aiuti a essere utile invece di essere un problema.
- Tranquillo, tanto prima o poi finirai comunque di essere un problema qui sulla terra.
- Lo so perfettamente ma durante il transito vorrei fare qualcosa di buono per me e per gli altri.
- E cosa?
- Dare gioia, smuovere coscienze, proteggere, essere d'aiuto per quelli a cui è capitato di fare errori e vogliono rimediare, come noi.
- Come te, semmai.
- Giusto, tu non sbagli mai.
- Nella mia dimensione non esiste giusto o sbagliato.
- Lo so ma nella mia sì.
- Tu l'amavi?
- Una sera, al mare, l'avevo portata a cena fuori. Naturalmente era felice, lo era sempre quando mangiava in un ristorante,  ma in quel periodo non stava bene fisicamente. Ricordo che osservandola avevo provato dolore profondo e sgomento al pensiero che lei potesse essere grave, che fosse malata seriamente e che avrebbe potuto morire. Il mare scuro di notte alle nostre spalle, luci giallognole e lampadine attorno, ho sentito paura per lei. Credo fosse amore in quel momento.

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mercoledì 16 febbraio 2022

L'Amore di Corallo cap 3

 


L'Amore di Corallo cap 3

- A forza di lamentarti dei tuoi problemi, sei diventato tu il problema.
- E questa da dove esce?
- Così, riflettevo sulle cose - dico a Corallo mentre lui fuma in piedi accanto alla finestra del balcone semi aperta. La luna è quasi perfettamente piena, il cielo blu scuro, freddo e sgombro, di fine inverno.
- Perché cazzo non ci hai pensato prima alle "cose"? - mi chiede lui.
- Come perché? Ero nel panico, sempre appresso alla malattia mentale del Maestro, alle sue manie, e a tutto il resto...
- Tempi difficili, sì. Ansia, ormoni, idiozia.
- Esatto. E poi, a forza di starci in mezzo, compresso e instupidito, sono diventato io il mio stesso problema, capisci? Non che non fossi una vittima delle circostanze, lo ero. Però ad un certo punto ho partecipato alle circostanze, ho scelto di comportarmi male. Di pensare il male. E tu mi hai aiutato, eh.
- Mmm, sì, può essere... - fa lui spegnendo la sigaretta e rientrando in soggiorno.
- Parlavamo di lei comunque. Del fatto che nella nostra storia non ci fosse più spazio per l'amore, solo per la rabbia. Anche se mi ricordo molti bei momenti. Dolcezze, istanti di tregua. Mi sembra di aver vissuto solo relazioni conflittuali da quando ne ho memoria, e del bene ho potuto godere solamente nel ricordo, una volta che erano finite. Anche se ultimamente sono più concentrato sul vivere la bellezza mentre c'è.
- Hai i capelli e la barba piena di peli bianchi d'altronde.
- Sì, è anche per questo. Ma è anche uno sforzo di volontà. L'amore è un costante dare un'opportunità a qualcuno e a se stessi nello stesso momento. Senza calcolo, solo per l'amore fine a se stesso. Come per l'arte.
- Lei ti ha sempre considerato un uomo manchevole di pragmatismo, chiuso nelle sue teorie, incapace di amarla come avrebbe voluto.
- Sì ma le piacevo.
- Sì ma se n'è andata quando le hai fatto capire che poteva essere più felice altrove.
- Avrebbe dovuto resistere, se era amore-amore.
- Cos'è l'amore-amore?
- Quello che esiste e resiste. Altrimenti è amore nel senso di affetto, spiritualità, magari destino avverso, ma non amore- amore.
- Tanta gente sta assieme e non si ama mica, no?
- Non sto parlando di quelli, dai. Anche se lei voleva una vita borghese, di proprietà e sicurezza, proprio come gli altri.
- E tu?
- Complicità, comprensione, ironia, aiuto reciproco.
- Vuoi dire che tu non hai senso pratico? Non valuti una donna per il lavoro che fa? La sua cultura? Il ceto da cui proviene?
- Sì e no. Certo, mi piacerebbe fosse ricca e colta. Ma poi mi accorgo che è una presunzione e pure un'illusione ipocrita. Non si può programmare né un'attrazione né un sentimento.
- Ma ti piacerebbe avesse determinate caratteristiche!
- Certo, nel pensiero! Ma quando una persona arriva nella realtà, tutto quello che hai pensato prima svanisce, se ti attrae, se te ne innamori! A meno che tu non sia una mente fredda, funzionale, alla ricerca di specifiche tecniche. Comunque questo è un discorso da poveri, Corallo.
- In che senso?
- È una ammissione di far parte della media bassa della società. Di quella che calcola un rapporto in base alla funzionalità economica. Esattamente come ragiona mio padre, Cristo.
- Anche i ricchi frequentano solo chi ha un reddito in linea con le loro aspettative.
- Certo, ma raramente amano, i ricchi.
- Già, troppo occupati con altre cose, giusto?
- Sì, con loro stessi. È un peccato grave sentirsi migliori di un altro essere umano. Noto che i ricchi, certi intellettuali boriosi e i nuovi protagonisti dei social si sentono distanti anni luce da chi sta sotto. Credono di essere speciali e appunto siderali rispetto alla massa. È un peccato grave, è un'illusione fatale. Siamo tutti quanti più o meno ridicoli. L'unica differenza sta nel possesso delle cose e dei ruoli.
- Per chi sta sopra, questo non è affatto un problema.
- Immagino di no, finché stanno bene e al sicuro. Poi tutto crolla comunque.
- Mmm.
- Altrimenti bisogna essere dei geni. Rari. Estremamente rari nei secoli.
- E noi cosa saremmo?
- Bella domanda, Corallo.
- Ti senti un genio, fratello?!
- Posso dire che per certi aspetti mi ci sento, sì.
- Quali aspetti?
- Sapere che questo è ciò che importa, a cui tutti devono prima o poi pervenire.
- Questo cosa?
- Un dialogo esistenziale, spietato, profondo con se stessi.
- Touche'.
- Lei era stupida e mi voleva bene. Me ne vuole ancora, come quasi tutte le altre prima di lei. Voleva solamente che fossi più innamorato, più predisposto ad accudirla. Non posso darle torto e nemmeno ragione. Ma preferisco amarla di quell'amore a distanza fatto di affetto...
- Noi finiremo per restare da soli. Bianchi, secchi ma tenaci come certi uomini di mare, e soli.
- No, non così soli come credi, Corallo.
- E come?
- Non lo so ancora esattamente.
- Intanto?
- Il tempo scorre veloce, chi è destinato a fare una famiglia la fa, chi no, no. Non subito, forse mai. Prenderà un cane o dieci gatti, insomma che importa? Chi si sente chiamato a riprodursi lo fa senza pensarci.
- E se non può?
- Adotta o si rassegna. Sarà quello il suo problema esistenziale per cui soffrire e cercare risposte da Dio, farsene un cruccio, disperarsi anche. La vita è ingiusta, no?
- Ingiusta, violenta e crudele.
- Anche, sì.
- Sei ancora convinto che l'amore esista e non sia una tra le tante illusioni?
- Ne sono assolutamente convinto.
- Puoi dimostrarlo?
- E tu puoi aspettare?
- Sì, tutto il tempo del mondo.
- Bene.
- Perché stiamo parlando d'amore?
- Perché dopo tutti questi anni a combattere per un ipotetico successo materiale da stronzi, che peraltro non si è realizzato, ho capito che l'amore è ancora più importante di quanto solo immaginassi. Anzi, lo immaginavo, ma ho voluto dimenticarmene.
- Eppure passiamo il tempo a risolvere problemi materiali, di soldi, oggetti, cose...
- Quella è la sopravvivenza. Non si vive di solo pane è stato detto. Ma non è stato detto che non si vive di pane, no?
- Il pane serve.
- Vorrei andare a vedere le balene un giorno. Mi servono i soldi per farlo. Lei non mi hai mai proposto di fare un viaggio interessante o avventuroso, desiderava solo cose banali e mondane. Uno spreco di risorse. Era una stupidina. Mi fa piacere adesso che sta con lui, l'altro, anche se ogni tanto se ne lamenta.
- È amore quando si augura ad una ex di stare bene con un altro?
- È amore, è affetto, è spiritualità.
- E noi?
- Abbiamo ancora un po' di tempo e una donna che ci aspetta da qualche parte.
- Se lo dici tu...
- Già.

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sabato 5 febbraio 2022

L'Amore di Corallo* cap. 2


- Lei, anche a distanza di anni posso dirlo con certezza, era la ragazza più stupida con cui fossi stato. Rappresentava quasi perfettamente l'esempio per cui quando si sa poco si crede di sapere tutto e di saperlo bene. Non che fosse priva di certi talenti, anzi. Era una discreta interprete teatrale, aveva la sua bellezza florida, morbida, e ci sapeva fare a letto. Aveva studiato qualcosa, visto qualcos'altro, ascoltato qui e là nozioni importanti e si potrebbe dire possedesse una cultura. Per quanto in tutti questi campi non fosse né perfetta né l'unica detentrice del sapere al mondo. Eppure provava per se stessa un'ammirazione fuori misura proprio in questi ambiti. Si credeva, a torto, completa. Per il resto, era più o meno consapevole d'avere anche dei limiti, come tutti, ma la sua sicumera prevaleva sulla consapevolezza. E questo la rendeva irrimediabilmente ignorante. Conoscendola e frequentandola, posso dire scioccamente arrogante.

- Eppure ci sei stato assieme almeno un paio d'anni.
- Già.
- L'avrei presa a calci in culo, anche se col sesso andavamo piuttosto d'accordo, tranne quando lo faceva diventare un dovere.
- Sì, lei pretendeva sempre tutto. Voleva costantemente di più. E credeva di meritarselo.
- Aveva avuto un sacco di amanti prima di noi. Bei ragazzi. Ne era fiera, ricordi?
- Certo. Ma non mi dava fastidio, non così tanto in fondo. Anche noi abbiamo questo tipo di narcisismo, no?
- Eccome.
- All'inizio, quando mi aveva parlato del suo passato promiscuo, di sesso a tre, di notti alla conquista di sconosciuti che riusciva sempre a farsi, di ex modelli, attori, cantanti, di gente che conoscevo anch'io, insomma, mi ero sentito scomodo.
- Mm, eppure era eccitante. Quanti ne aveva avuti? Glielo avevamo chiesto.
- Settantacinque, mi sembra.
- Sì, può essere.
- Ma non era quello a renderla una stupida. Era il modo così banale in cui pensava le cose, il manierismo stucchevole con cui ragionava credendo di trovare soluzioni geniali. Cristo, pensava di essere la prima al mondo ad aver pensato le cose. Quanto era stupida?
- Tanto, sì.
- Figlia di un operaio e di una impiegata, si credeva una principessa. Voleva essere trattata come tale. È stata quella che ha provato più di tutte a sminuirci, vero Corallo?
- Ci ha provato eccome. Pensava che così l'avremmo sfamata e accudita, servi suoi.
- Ma ci ha voluto bene.
- A modo suo, sì.
- Era così stupida però. Un'idealista da social network. Pretendeva di essere trattata da femmina anni '50 conservando un'indipendenza da donna dei 2000. Era assurda, Gesù.
- Ma ci sei stato.
- Sì. Ricordo ancora quando l'ho vista la prima volta. I suoi occhi, il contorno nero attorno alle iridi verdi. Mi è piaciuta subito. Ne sono stato attratto immediatamente. Ho sperato semplicemente fosse meno stupida.
- Magari.
- Era sciatta. Povera. Si credeva elegante.
- Ti ricordi il suo primo appartamento? Quello in zona naviglio Pavese?
- Certo, lo schifo. Lerciume ovunque, pareva non se ne rendesse conto. Anzi, sicuramente non se ne rendeva conto. E mi diceva "Sei tu che sei troppo ossessionato dalla pulizia", le rispondevo sempre che in casa sua temevo di prendere il colera.
- Era anche violenta e beveva troppo.
- Soprattutto all'inizio, sì. Ma lei ci portava fuori dal buio in cui eravamo finiti, Corallo. Ci faceva uscire di casa.
- Alle feste.
- Agli spettacoli, suoi e dei suoi compagni.
- Il problema è che dovevamo andare ad ogni suo maledetto spettacolo, anche se era sempre lo stesso repertorio.
- E si arrabbiava se andavamo da qualche altra parte.
- Certo, non aveva la patente e non guidava. E non aveva mai i soldi per un taxi. Voleva la portassimo avanti e indietro...
- Che volpe.
- Ma la cosa che non sopportavo era il suo dirsi innamorata e romantica, spirituale e aperta al sentimento mentre faceva ogni scelta sulla base di un calcolo materiale. Una materialista irriducibile ma troppo stupida per fare i calcoli giusti. Ma ridevamo anche tanto assieme. Giocavamo con le parole. E mi faceva sentire dolce, in fondo. Mi chiedeva costantemente aiuto quell'idiota, ne avevo bisogno. Da uomo, dico, avevo necessità di sentirmi utile a qualcosa in quel periodo, dopo Barcellona.
- Sì.
- E oggi mi scrive, mi parla di quell'altro, di quando litigano, di come fanno pace, dei suoi pregi, dei suoi difetti. Ha paura lui sia troppo grande per lei. Sta già facendo i calcoli in prospettiva di una decina d'anni.
- Quanti anni ha lei?
- Trentuno.
- Lui?
- Quarantatre.
- Si lamentava anche di te, che sei anche più giovane di quest'altro.
- Lei si lamentava di tutto. Tranne di quello che doveva davvero preoccuparla. Ma credo che quelle come lei debbano trovare un uomo cane, un debole, uno che le veneri. Oppure un narcisista che le superi. Il problema è che i narcisisti dopo un po' quelle come lei le scaricano...
- Come noi.
- Non è per narcisismo che ci siamo lasciati. La domanda è: perché non siamo rimasti assieme? Perché è finita? Che cosa ci ha fatto scegliere un'ipotesi diversa?
- Perché era stupida, lo hai già detto.
- Un sacco di gente sta con gente stupida come lei eppure la ama. Parlo di me, Corallo, perché ho colto quella possibilità di andare altrove?
- Perché ci disprezzava, perché ci sfiancava, perché non capiva nulla...
- No, non è per questo motivo che tra me e lei è finita. Si può restare insieme anche grazie al disprezzo, lo sai. Alcuni rapporti sono una estenuante lotta di nervi, una sfida d'orgoglio infinito...
- E allora perché?
- Aspetta un attimo. C'è anche da dire che soprattutto all'inizio con lei non sono stato sincero. Avevo in mente ancora Dì e dovevo sistemare un sacco di cose riguardo il fallimento col progetto che avevo creduto mi potesse far tornare al Cinema.
Senza contare mio padre, tutto il rancore che dovevo ancora ripulire. Capisci? Nelle relazioni amorose entra tanto passato irrisolto, ogni volta, da sistemare. E lei aveva fretta, voleva che mi dedicassi a risolvere lei e la sua vita. Pretendeva che fossi a posto, perché la mettessi a posto. Lei desiderava me in funzione di sé.
- Sì.
- E dov'era lo spazio per l'amore?

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