sabato 5 febbraio 2022

L'Amore di Corallo* cap. 2


- Lei, anche a distanza di anni posso dirlo con certezza, era la ragazza più stupida con cui fossi stato. Rappresentava quasi perfettamente l'esempio per cui quando si sa poco si crede di sapere tutto e di saperlo bene. Non che fosse priva di certi talenti, anzi. Era una discreta interprete teatrale, aveva la sua bellezza florida, morbida, e ci sapeva fare a letto. Aveva studiato qualcosa, visto qualcos'altro, ascoltato qui e là nozioni importanti e si potrebbe dire possedesse una cultura. Per quanto in tutti questi campi non fosse né perfetta né l'unica detentrice del sapere al mondo. Eppure provava per se stessa un'ammirazione fuori misura proprio in questi ambiti. Si credeva, a torto, completa. Per il resto, era più o meno consapevole d'avere anche dei limiti, come tutti, ma la sua sicumera prevaleva sulla consapevolezza. E questo la rendeva irrimediabilmente ignorante. Conoscendola e frequentandola, posso dire scioccamente arrogante.

- Eppure ci sei stato assieme almeno un paio d'anni.
- Già.
- L'avrei presa a calci in culo, anche se col sesso andavamo piuttosto d'accordo, tranne quando lo faceva diventare un dovere.
- Sì, lei pretendeva sempre tutto. Voleva costantemente di più. E credeva di meritarselo.
- Aveva avuto un sacco di amanti prima di noi. Bei ragazzi. Ne era fiera, ricordi?
- Certo. Ma non mi dava fastidio, non così tanto in fondo. Anche noi abbiamo questo tipo di narcisismo, no?
- Eccome.
- All'inizio, quando mi aveva parlato del suo passato promiscuo, di sesso a tre, di notti alla conquista di sconosciuti che riusciva sempre a farsi, di ex modelli, attori, cantanti, di gente che conoscevo anch'io, insomma, mi ero sentito scomodo.
- Mm, eppure era eccitante. Quanti ne aveva avuti? Glielo avevamo chiesto.
- Settantacinque, mi sembra.
- Sì, può essere.
- Ma non era quello a renderla una stupida. Era il modo così banale in cui pensava le cose, il manierismo stucchevole con cui ragionava credendo di trovare soluzioni geniali. Cristo, pensava di essere la prima al mondo ad aver pensato le cose. Quanto era stupida?
- Tanto, sì.
- Figlia di un operaio e di una impiegata, si credeva una principessa. Voleva essere trattata come tale. È stata quella che ha provato più di tutte a sminuirci, vero Corallo?
- Ci ha provato eccome. Pensava che così l'avremmo sfamata e accudita, servi suoi.
- Ma ci ha voluto bene.
- A modo suo, sì.
- Era così stupida però. Un'idealista da social network. Pretendeva di essere trattata da femmina anni '50 conservando un'indipendenza da donna dei 2000. Era assurda, Gesù.
- Ma ci sei stato.
- Sì. Ricordo ancora quando l'ho vista la prima volta. I suoi occhi, il contorno nero attorno alle iridi verdi. Mi è piaciuta subito. Ne sono stato attratto immediatamente. Ho sperato semplicemente fosse meno stupida.
- Magari.
- Era sciatta. Povera. Si credeva elegante.
- Ti ricordi il suo primo appartamento? Quello in zona naviglio Pavese?
- Certo, lo schifo. Lerciume ovunque, pareva non se ne rendesse conto. Anzi, sicuramente non se ne rendeva conto. E mi diceva "Sei tu che sei troppo ossessionato dalla pulizia", le rispondevo sempre che in casa sua temevo di prendere il colera.
- Era anche violenta e beveva troppo.
- Soprattutto all'inizio, sì. Ma lei ci portava fuori dal buio in cui eravamo finiti, Corallo. Ci faceva uscire di casa.
- Alle feste.
- Agli spettacoli, suoi e dei suoi compagni.
- Il problema è che dovevamo andare ad ogni suo maledetto spettacolo, anche se era sempre lo stesso repertorio.
- E si arrabbiava se andavamo da qualche altra parte.
- Certo, non aveva la patente e non guidava. E non aveva mai i soldi per un taxi. Voleva la portassimo avanti e indietro...
- Che volpe.
- Ma la cosa che non sopportavo era il suo dirsi innamorata e romantica, spirituale e aperta al sentimento mentre faceva ogni scelta sulla base di un calcolo materiale. Una materialista irriducibile ma troppo stupida per fare i calcoli giusti. Ma ridevamo anche tanto assieme. Giocavamo con le parole. E mi faceva sentire dolce, in fondo. Mi chiedeva costantemente aiuto quell'idiota, ne avevo bisogno. Da uomo, dico, avevo necessità di sentirmi utile a qualcosa in quel periodo, dopo Barcellona.
- Sì.
- E oggi mi scrive, mi parla di quell'altro, di quando litigano, di come fanno pace, dei suoi pregi, dei suoi difetti. Ha paura lui sia troppo grande per lei. Sta già facendo i calcoli in prospettiva di una decina d'anni.
- Quanti anni ha lei?
- Trentuno.
- Lui?
- Quarantatre.
- Si lamentava anche di te, che sei anche più giovane di quest'altro.
- Lei si lamentava di tutto. Tranne di quello che doveva davvero preoccuparla. Ma credo che quelle come lei debbano trovare un uomo cane, un debole, uno che le veneri. Oppure un narcisista che le superi. Il problema è che i narcisisti dopo un po' quelle come lei le scaricano...
- Come noi.
- Non è per narcisismo che ci siamo lasciati. La domanda è: perché non siamo rimasti assieme? Perché è finita? Che cosa ci ha fatto scegliere un'ipotesi diversa?
- Perché era stupida, lo hai già detto.
- Un sacco di gente sta con gente stupida come lei eppure la ama. Parlo di me, Corallo, perché ho colto quella possibilità di andare altrove?
- Perché ci disprezzava, perché ci sfiancava, perché non capiva nulla...
- No, non è per questo motivo che tra me e lei è finita. Si può restare insieme anche grazie al disprezzo, lo sai. Alcuni rapporti sono una estenuante lotta di nervi, una sfida d'orgoglio infinito...
- E allora perché?
- Aspetta un attimo. C'è anche da dire che soprattutto all'inizio con lei non sono stato sincero. Avevo in mente ancora Dì e dovevo sistemare un sacco di cose riguardo il fallimento col progetto che avevo creduto mi potesse far tornare al Cinema.
Senza contare mio padre, tutto il rancore che dovevo ancora ripulire. Capisci? Nelle relazioni amorose entra tanto passato irrisolto, ogni volta, da sistemare. E lei aveva fretta, voleva che mi dedicassi a risolvere lei e la sua vita. Pretendeva che fossi a posto, perché la mettessi a posto. Lei desiderava me in funzione di sé.
- Sì.
- E dov'era lo spazio per l'amore?

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