Nel 2010 il Conchetta ha indetto un bando di concorso per creativi. Giusto per intenderci, i creativi sono quelli che credono di sapere le cose, ma non le sanno per forza meglio degli altri, semmai le fanno in maniera diversa. A volte con risultati del cazzo. Fatto sta che il tema del concorso erano le sfumature, dal giallo-poliziesco al nero-thriller, della Metropoli in cui vivo, ossia Milano. Io ho inviato il mio racconto. E me lo sono visto pubblicare a pag. 16 su un bel libriccino tuttora in vendita (la copertina è quella qui sopra). Contento come solo un creativo può essere per il fatto che qualcuno abbia pubblicato qualcosa di suo, non ho dato importanza alla postilla del contratto di cessione dei diritti, quella che diceva che io non avrei percepito alcun diritto sulla vendita del libro. Non dico tanto, ma un 10 cent. ogni 100 copie vendute, anche solo per dire in giro "Sì, ci ho pure guadagnato, ah ah ah..." e ridere come un cojone. Però non è andata così. E visto che non mi pagano, lo pubblico qui, aggratis.
Nero Discount - Pugile alla salsa di soja pubblicato in "La Milano Noir & Giald"
Nico, il pugile, spinge un carrello della spesa nella corsia dei succhi di frutta cartonati. Nello stesso corridoio, sulla destra, brillano vaschette di insaccati e latticini. Lentamente, appoggiato con tutte e due le braccia sul corrimano plastificato, Nico percorre la corsia illuminata dai neon malsani. La luce è artificiale, sterilizzata, asettica. Se non fosse per la roba da mangiare sugli scaffali, il discount avrebbe l’aspetto di un pronto-soccorso da film dell’orrore, mentre lui sarebbe un infermiere che muove una barella vuota verso l’obitorio.
Felix intanto cammina felpato alle sue spalle, guardandosi intorno con la solita aria da gatto che cova qualcosa di losco.
Il pugile deve rimediare qualcosa per riempire il frigorifero di casa, ormai deserto. Compra sempre le stesse mercanzie, quelle che costano meno. Ma non ha una lista della spesa. Non ne ha bisogno per due semplici motivi. In ordine di importanza: il primo, è un pugile precario, senza stipendio, solo rimborso spese per le trasferte e qualche spicciolo per ogni incontro vinto, il secondo motivo, derivante dal primo, è che può comprare poche cose. Così poche che non gli serve neanche una lista della spesa. Se le ricorda a memoria. E i pugili hanno pochissima memoria.
Felix invece è un gattaccio dei fumetti in bianco e nero, con un passato oscuro. In pochi se lo ricordano. Prima era una star, adesso è solo un felino tossico. Felix non condivide l’atteggiamento di rinuncia di Nico. È convinto di poter rimediare qualche prodotto in più, rubandolo, senza essere scoperto, tranquillamente.
Nico però non è un tizio svelto. A parte sul ring dove tira pugni e sputa sangue, per il resto se ne sta tranquillo. Ma non è neanche uno stupido. Lo sa bene che un pugile con una faccia come la sua, con tutti e due gli occhi gonfi e violastri, con addosso una giacca di pelle da motociclista, che fa la spesa in un discount di periferia assieme ad un gatto dei fumetti non passa inosservato. Come dargli torto?
Comunque, quei due, il pugile e il gatto, adesso stanno passando davanti al banco delle mozzarelle che costano solo 75 cent. A Nico viene un dubbio. Sente degli ingranaggi stridere nel cervello. Dopo l’incontro di boxe di un paio di sere prima è ancora piuttosto stranito. Non si ricorda se può mangiare i latticini. Fissa le mozzarelle. Vorrebbe chiederlo a loro se può mangiarle. Felix intanto afferra un pacchetto da cento sottilette e lo ficca nel carrello. Felix è ghiotto di sottilette.
Una donna con un paio di mocciosi urlanti attaccati alla sottana gli passa a fianco e va verso il banco della carne. Felix le da un’occhiata. È islamica, con addosso il velo che copre i capelli ma lascia il volto scoperto.
Nel corridoio, un’altra donna, biondiccia, secca e sterile, con in mano un litro di latte, guarda la scena e inorridisce. Non le piacciono i pugili, né i gatti né le donne musulmane e neppure i mocciosi.
Durante la mattina, di solito, non ci sono stranieri nel discount. Arrivavano alla sera, dopo i turni di lavoro, chi in fabbrica, chi nei cantieri, chi come badante. È una specie di silenziosa legge razziale. La gente colorata o che parla strano deve fare la spesa dopo il tramonto. Ma oramai sono tutti ridotti allo stesso modo, italici ed extracomunitari. Tutti al discount a fare la spesa a basso costo. A testa bassa, soprattutto. Anche se sugli scaffali c’è una merce che è sempre in offerta. È un prodotto scontato al 50%. Lo trovate dappertutto. Si chiama intolleranza. La stessa intolleranza di certe signore che proprio non lo vogliono ammettere di essere costrette a fare la spesa insieme a marocchini e rumeni. Menomale – dicono tra loro - i negri non ci sono ancora arrivati in questo quartiere.
Felix afferra un paio di yogurt bianchi e li mette nel carrello.
Oh… Ti piacciono gli yogurt adesso? domanda Nico.
Sì. È un problema? Costano 35 cent. l’uno, risponde il gatto.
No, vabbè. Prendi pure quelli al caffè.
Ok capo.
Una commessa con addosso un camice verde lancia occhiate di sguincio al pugile e al gatto, mentre sistema pacchetti al reparto del pane. Nico se ne accorge. Non gli piace quando lo guardano così. Diventa timido. Di quella timidezza che poi si difende. E non vuole arrabbiarsi con quella commessa che lo guarda male. Felix invece gode. Da quando non è più un gatto famoso cova la rabbia genuina del giovane aspirante teppista di periferia. Se quella continua a guardarmi così le ficco un barattolo di fagioli su per il culo, pensa Felix.
Ci sono giorni che cominciano storti e di sicuro non finiscono dritti. E se l’intolleranza è la merce più a buon mercato, in certi giorni capita che tra gli scaffali di un discount di periferia ci siano anche grandi sconti su dosi di violenza, in confezioni da sei.
La donna biondiccia, secca e sterile, tiene in mano un cestello di plastica, rimuginando parole rabbiose. Proprio non digerisce che i conti della spesa non quadrino. Da quando l’ex marito, impiegato di banca, ha scoperto il potere del viagra e l’ha mollata per convivere con una bellissima donna che prima si chiamava Armando, si è trovata con uno stipendiuccio insufficiente. E in più – pensa stizzita - c’è quella fottuta islamica con un bel sorriso in faccia, sotto quel velo da zingara, che spinge un carrello della spesa zeppo di roba. Ha tutto quella stronza! Tutto, tranne il maiale, perché quello è proibito. La donna secca digrigna i denti e stropiccia la sua lista della spesa.
Nico vede la lista sgualcita nella mano della signora. Gli dispiace e pensa che lui non può neanche scriverla una lista della spesa: è solo un modo per diventare triste.
Che altro serve, capo? chiede Felix facendo un balzo sul carrello.
E smettila. Schiacci tutto il pan carrè… dice Nico.
Dal reparto frutta e verdura le urla festose dei mocciosi islamici raggiungono un certo limite. Tutto sommato, anche per gente tranquilla come Nico & Felix, i bambini stanno esagerando. Ma alla fine non danno importanza a questo tipo di cose. Loro lo sanno che una delle regole per stare tranquilli è lasciare tranquilli gli altri, soprattutto in periferia. La commessa col camice verde torna a sedersi alla cassa, dietro il rullo di gomma, guardando torva verso i clienti.
Ma quella tipa che cazzo c’ha stamattina, capo? chiede Felix mentre prende una scatoletta di latta.
Oh no… è aumentato il prezzo del tonno… dice triste Nico.
Sì, ho visto. Porca puttana. Comunque quella col camice verde ha un amichetto… risponde Felix indicando la cassiera.
Oh merda.
Effettivamente accanto alla cassa numero due, un tizio grande, grosso e assai cattivo, sta fissando il pugile e il gatto. Si tratta di Vito Di Nola, padre del giovane Alex Di Nola. I Di Nola fanno gli operai in una ditta di giardinaggio sulla Comasina. Una copertura ai loro precedenti per spaccio. Di Nola “padre” conosce bene Nico & Felix, perché sono gli stessi che hanno rotto il naso a Di Nola “figlio”.
Il gatto e il pugile avevano beccato Alex un paio di sere prima, tornando a casa dopo un incontro di boxe. Alex stava assieme a quattro o cinque teste di cazzo, e pippava bianca sotto casa loro: un bel palazzo grigio con vista sulla tangenziale. La questione era nata da una semplice provocazione. Succede così. Di Nola figlio si era messo a fare il coglione con Felix, tirandolo in mezzo con il pretesto di una sigaretta. Felix – che come al solito aveva bevuto - si era messo a urlare di levarsi dalle palle e Nico, senza rendersene conto, aveva stampato un diretto sulla faccia di Alex. Solita procedura: sbirri, ambulanza, promesse di vendetta…
Anche Nico & Felix avevano qualche trascorso con la bianca. Nico la imbustava e Felix se la buttava nel naso. Si erano conosciuti così, in un baretto in zona Paolo Sarpi. Felix non era più lo stesso gatto simpatico dei fumetti, frequentava postacci per robbosi e spendeva soldi in massaggiatrici orientali e strisce di polverina eccitante, mentre Nico, sempre timido, faceva il corriere. Poi si erano ritrovati a parlare davanti ad una mezza dozzina di bottiglie di birra cinese ed erano diventati amici. Semplicemente. Felix aiutava Nico e avevano affittato un monolocale in zona nord. Si erano levati dal giro della coca e decisamente sentivano di volerne stare fuori, come due amanti feriti dalla stessa puttanella: una ex che non volevano più frequentare. Insomma, preferivano starsene tra loro, per soffrire di meno. Invece Alex, la bianca, gliela sbatteva in faccia ogni volta. A Nico non importava né di Di Nola né di quei quattro cagnacci che si portava appresso, solo che non gli piaceva come lo guardavano, perché lui in fondo era timido. Felix invece quei pezzenti strafatti con il naso gocciolante li avrebbe massacrati di botte. Anche se c’è da dire che Felix con le droghe era in ottimi rapporti. Riusciva a gestirsele, diceva lui. Il problema è che sentiva gli artigli uscirgli dalle zampe appena vedeva i pischelletti dalle teste rasate, con addosso piumini da 500 €.
Il problema adesso è che Di Nola padre li sta aspettando alla cassa del discount. E vuole riscuotere il debito che quei due hanno accumulato col figlioletto dal naso rotto.
Felix sogghigna, sperando in una rissa balorda, sufficientemente disordinata da permettergli di fottere qualche birra e scappare dal discount. Nico invece è stanco. Preferisce lasciar perdere la faccenda con poche parole, o neanche quelle. Basta uno sguardo. Con un respiro profondo gonfia i muscoli del petto. Da lontano fissa in faccia Di Nola padre e si avvia con il carrello fino alla cassa.
Intanto i due mocciosi islamici giocano con un pacchetto di pasta che si è schiantato sul pavimento, spargendo pennette rigate dappertutto.
Attenti bambini, dice lentamente il pugile.
Felix, pronto ad ogni evenienza, afferra le birre e si prepara alla fuga. La mamma musulmana raccoglie la pasta sparpagliata per terra. La signora biondiccia e secca invece quasi le massacra le dita delle mani passandole accanto, camminando sui tacchi delle scarpe da casalinga disperata. Nico se ne accorge. Fissa la donnetta inviperita con i lividi violasti sotto gli occhi buoni. Quella però schiva lo sguardo, prende il posto alla cassa e mette la roba sul rullo.
Certa gente non dovrebbe neanche venire a fare la spesa... dice la signora acida alla cassiera.
Vito Di Nola intanto sfoggia una faccia comprensiva, da onesto figlio di puttana, e sorride laido alla biondiccia. Eh sì, perché Di Nola padre odia i porci musulmani, i loro figli e le loro mogli, perché gli tolgono il lavoro. E non quello alla ditta di giardinaggio, ma quello più remunerativo dello spaccio della coca. Cosa neanche del tutto esatta, perché nel quartiere i musulmani fanno tutti i kebabbari, oltre a farsi i cazzi loro. Semmai qualcuno frequenta viale Jenner ed ha un parente che nel fine settimana si dedica alla jihad, ma niente di serio. Giusto una formalità.
Nico inizia a sentire addosso la necessità di dover uscire dal discount. È in fila alla cassa. Muove le labbra senza pronunciare parole. È il solito attacco di timidezza. Di Nola, il bastardo, continua a fissarlo in silenzio, ma con lo sguardo parla e dice: stronzo, ti sto aspettando da due giorni, perché a mio figlio lo dovevi lasciare stare!
E intanto gioca a fare il capo dei capi. Parla alla cassiera col camice verde mentre fa un gesto nella direzione della mamma islamica:
Guarda ‘sta cazzo di stronza! Manco i figli sa tenere… dice Di Nola con la bocca storta.
Certo, lui il figlio lo ha cresciuto addestrandolo come un pitt-bull, quindi è stato davvero un buon padre, mica come gli arabi. La cassiera dal camice verde fa di sì con la testa, con un broncio trafitto da un piercing sul labbro inferiore, mentre passa i pochi prodotti della signora bionda sulla fotocellula per la lettura del prezzo.
Si sente solo il bip-bip-bip del laser, come il suono di un elettrocardiogramma.
Nico è sempre in fila, inizia a mettere la sua roba sul rullo. Cerca il riflesso della schiena di Di Nola nel pannello di plastica che sta dietro la cassiera. Vuole controllare che il bastardo non abbia nascosto un cannone nella cintola dei pantaloni. La sua timidezza lo tiene buono come un grosso vitello, poi, all’improvviso nella testa del pugile avviene una rara illuminazione.
Felix, prendimi la salsa di soja, per piacere… dice al gatto.
Che hai detto, capo? chiede Felix che si è acquattato sotto la cassa.
Prendimi una boccetta di salsa di soja, per piacere… ripete Nico.
Salsa di soja? domanda il gattaccio.
Sì… mi piace la salsa di soja.
Se lo dici tu…
Felix dà un’occhiata a Vito Di Nola, alla cassiera ed alla donnetta biondiccia che intanto cerca i soldi nel borsellino. Non riesce a capire la situazione ma l’istinto felino gli suggerisce che qualcosa sta per accadere. Poi si gira e va verso lo scaffale delle salse. I mocciosi islamici e la mamma col velo si mettono in coda alla cassa, dietro il pugile.
Nico si volta a guardare la donna dalla pelle color rame. Lei gli sorride, timidamente. Ha occhi grandi, contornati da matita nera e labbra scure, carnose. I mocciosetti invece fissano le ombre viola intorno alle palpebre di Nico. Uno dei due si mette un dito nel naso e rimane fermo, mentre l’altro tira la veste della madre e le chiede perché quel signore è così brutto. Nico sorride e diventa rosso. Vito Di Nola intanto deve trovare un pretesto, in fretta, per tirare in mezzo il pugile e provocare la rissa, per fargli pagare l’affronto fatto al figlio col nasino rotto.
Solo che, tra gli scaffali pieni di prodotti scadenti, all’interno di un discount di periferia, non si trova esclusivamente l’intolleranza di donnette bionde e sterili, i regolamenti di conti in sospeso tra uno spacciatore meridionale ed un pugile dal cuore tenero, un gatto tossico ed una mamma musulmana con i figli mocciosi. Ci sono anche dosi di violenza in confezioni da sei. E non sempre si fa in tempo ad accorgersi da quale parte vengano servite.
La porta d’ingresso a scorrimento automatico del discount si apre e fanno irruzione quattro tizi con addosso un passamontagna.
La signora biondiccia caccia un urlo perforante ed alza le mani, facendo cadere a terra la busta della spesa ed il borsellino pieno di spiccioli che tintinnano fuggendo in ogni direzione.
Uno dei quattro rapinatori ha una pistola a tamburo in una mano.
Bang!
Il tizio spara al soffitto mentre i compari si lanciano tra i corridoi per razziare portafogli e bloccare le uscite di sicurezza.
Bang!
Altro colpo d’avvertimento in aria.
La cassiera rimane ferma, immobile, con il suo broncio trafitto dal solito piercing al labbro inferiore. Forse è l’unica che alle rapine tuttosommato c’è pure abituata.
Bang!
Vito Di Nola è scomparso dietro la cassa e si fruga la cintola dei pantaloni.
Bang!
Felix stringe in una zampa il collo di una boccetta di salsa di soja che è appena andata in frantumi dopo l’ultimo proiettile esploso dal cannone del rapinatore.
Fanculo, dice Felix impermalosito e tutto schizzato di soja.
Nico si è buttato a terra tenendo stretta la mamma musulmana e i due mocciosetti che non urlano più. Anzi, quello che prima si era ficcato un dito nel naso si è appena pisciato addosso.
Vito Di Nola salta fuori dal suo nascondiglio dietro la cassa. Ha un’espressione feroce ed una bella Beretta nella mano destra. La punta alla faccia del tizio che ha sparato già quattro colpi. Urla:
Pezzo di merda io t’ammazzo! dice Di Nola padre.
No… fa in tempo a dire Di Nola figlio da sotto il passamontagna.
Bang-Bang! dicono nello stesso momento entrambe le pistole strette nelle mani dei Di Nola padre & figlio.
Porca merda… dice alla fine Felix, ancora fermo nel corridoio.
Gli altri tre rincoglioniti col passamontagna fuggono in fretta. Nico si alza lentamente, stando ben attento a tenere al sicuro la mamma e i pulcini arabi. Nel momento in cui riemerge si accorge che la faccia della cassiera e della donnetta bionda sono dipinte di un bel rosso intenso, condite da pezzetti di materia cerebrale. Ma stanno bene. I Di Nola, padre e figlio, se ne stanno tranquilli sul pavimento. Loro però la faccia non ce l’hanno più. È sparpagliata un po' dappertutto...
Come ti chiami? chiede Nico alla mamma musulmana, arrossendo ancora di più.
Noha… sussurra lei.
Capo, senti un po’… - interviene Felix – Quella salsa di soja è andata a male. Che dici? Ne prendo un’altra?
Sono un pugile. Non lo so se mi fa bene tutta quella salsa di soja… dice dubbioso Nico.
Ma sì, un pugile alla salsa di soja! Mi suona bene… conclude Felix.
Fine
Nico, il pugile, spinge un carrello della spesa nella corsia dei succhi di frutta cartonati. Nello stesso corridoio, sulla destra, brillano vaschette di insaccati e latticini. Lentamente, appoggiato con tutte e due le braccia sul corrimano plastificato, Nico percorre la corsia illuminata dai neon malsani. La luce è artificiale, sterilizzata, asettica. Se non fosse per la roba da mangiare sugli scaffali, il discount avrebbe l’aspetto di un pronto-soccorso da film dell’orrore, mentre lui sarebbe un infermiere che muove una barella vuota verso l’obitorio.
Felix intanto cammina felpato alle sue spalle, guardandosi intorno con la solita aria da gatto che cova qualcosa di losco.
Il pugile deve rimediare qualcosa per riempire il frigorifero di casa, ormai deserto. Compra sempre le stesse mercanzie, quelle che costano meno. Ma non ha una lista della spesa. Non ne ha bisogno per due semplici motivi. In ordine di importanza: il primo, è un pugile precario, senza stipendio, solo rimborso spese per le trasferte e qualche spicciolo per ogni incontro vinto, il secondo motivo, derivante dal primo, è che può comprare poche cose. Così poche che non gli serve neanche una lista della spesa. Se le ricorda a memoria. E i pugili hanno pochissima memoria.
Felix invece è un gattaccio dei fumetti in bianco e nero, con un passato oscuro. In pochi se lo ricordano. Prima era una star, adesso è solo un felino tossico. Felix non condivide l’atteggiamento di rinuncia di Nico. È convinto di poter rimediare qualche prodotto in più, rubandolo, senza essere scoperto, tranquillamente.
Nico però non è un tizio svelto. A parte sul ring dove tira pugni e sputa sangue, per il resto se ne sta tranquillo. Ma non è neanche uno stupido. Lo sa bene che un pugile con una faccia come la sua, con tutti e due gli occhi gonfi e violastri, con addosso una giacca di pelle da motociclista, che fa la spesa in un discount di periferia assieme ad un gatto dei fumetti non passa inosservato. Come dargli torto?
Comunque, quei due, il pugile e il gatto, adesso stanno passando davanti al banco delle mozzarelle che costano solo 75 cent. A Nico viene un dubbio. Sente degli ingranaggi stridere nel cervello. Dopo l’incontro di boxe di un paio di sere prima è ancora piuttosto stranito. Non si ricorda se può mangiare i latticini. Fissa le mozzarelle. Vorrebbe chiederlo a loro se può mangiarle. Felix intanto afferra un pacchetto da cento sottilette e lo ficca nel carrello. Felix è ghiotto di sottilette.
Una donna con un paio di mocciosi urlanti attaccati alla sottana gli passa a fianco e va verso il banco della carne. Felix le da un’occhiata. È islamica, con addosso il velo che copre i capelli ma lascia il volto scoperto.
Nel corridoio, un’altra donna, biondiccia, secca e sterile, con in mano un litro di latte, guarda la scena e inorridisce. Non le piacciono i pugili, né i gatti né le donne musulmane e neppure i mocciosi.
Durante la mattina, di solito, non ci sono stranieri nel discount. Arrivavano alla sera, dopo i turni di lavoro, chi in fabbrica, chi nei cantieri, chi come badante. È una specie di silenziosa legge razziale. La gente colorata o che parla strano deve fare la spesa dopo il tramonto. Ma oramai sono tutti ridotti allo stesso modo, italici ed extracomunitari. Tutti al discount a fare la spesa a basso costo. A testa bassa, soprattutto. Anche se sugli scaffali c’è una merce che è sempre in offerta. È un prodotto scontato al 50%. Lo trovate dappertutto. Si chiama intolleranza. La stessa intolleranza di certe signore che proprio non lo vogliono ammettere di essere costrette a fare la spesa insieme a marocchini e rumeni. Menomale – dicono tra loro - i negri non ci sono ancora arrivati in questo quartiere.
Felix afferra un paio di yogurt bianchi e li mette nel carrello.
Oh… Ti piacciono gli yogurt adesso? domanda Nico.
Sì. È un problema? Costano 35 cent. l’uno, risponde il gatto.
No, vabbè. Prendi pure quelli al caffè.
Ok capo.
Una commessa con addosso un camice verde lancia occhiate di sguincio al pugile e al gatto, mentre sistema pacchetti al reparto del pane. Nico se ne accorge. Non gli piace quando lo guardano così. Diventa timido. Di quella timidezza che poi si difende. E non vuole arrabbiarsi con quella commessa che lo guarda male. Felix invece gode. Da quando non è più un gatto famoso cova la rabbia genuina del giovane aspirante teppista di periferia. Se quella continua a guardarmi così le ficco un barattolo di fagioli su per il culo, pensa Felix.
Ci sono giorni che cominciano storti e di sicuro non finiscono dritti. E se l’intolleranza è la merce più a buon mercato, in certi giorni capita che tra gli scaffali di un discount di periferia ci siano anche grandi sconti su dosi di violenza, in confezioni da sei.
La donna biondiccia, secca e sterile, tiene in mano un cestello di plastica, rimuginando parole rabbiose. Proprio non digerisce che i conti della spesa non quadrino. Da quando l’ex marito, impiegato di banca, ha scoperto il potere del viagra e l’ha mollata per convivere con una bellissima donna che prima si chiamava Armando, si è trovata con uno stipendiuccio insufficiente. E in più – pensa stizzita - c’è quella fottuta islamica con un bel sorriso in faccia, sotto quel velo da zingara, che spinge un carrello della spesa zeppo di roba. Ha tutto quella stronza! Tutto, tranne il maiale, perché quello è proibito. La donna secca digrigna i denti e stropiccia la sua lista della spesa.
Nico vede la lista sgualcita nella mano della signora. Gli dispiace e pensa che lui non può neanche scriverla una lista della spesa: è solo un modo per diventare triste.
Che altro serve, capo? chiede Felix facendo un balzo sul carrello.
E smettila. Schiacci tutto il pan carrè… dice Nico.
Dal reparto frutta e verdura le urla festose dei mocciosi islamici raggiungono un certo limite. Tutto sommato, anche per gente tranquilla come Nico & Felix, i bambini stanno esagerando. Ma alla fine non danno importanza a questo tipo di cose. Loro lo sanno che una delle regole per stare tranquilli è lasciare tranquilli gli altri, soprattutto in periferia. La commessa col camice verde torna a sedersi alla cassa, dietro il rullo di gomma, guardando torva verso i clienti.
Ma quella tipa che cazzo c’ha stamattina, capo? chiede Felix mentre prende una scatoletta di latta.
Oh no… è aumentato il prezzo del tonno… dice triste Nico.
Sì, ho visto. Porca puttana. Comunque quella col camice verde ha un amichetto… risponde Felix indicando la cassiera.
Oh merda.
Effettivamente accanto alla cassa numero due, un tizio grande, grosso e assai cattivo, sta fissando il pugile e il gatto. Si tratta di Vito Di Nola, padre del giovane Alex Di Nola. I Di Nola fanno gli operai in una ditta di giardinaggio sulla Comasina. Una copertura ai loro precedenti per spaccio. Di Nola “padre” conosce bene Nico & Felix, perché sono gli stessi che hanno rotto il naso a Di Nola “figlio”.
Il gatto e il pugile avevano beccato Alex un paio di sere prima, tornando a casa dopo un incontro di boxe. Alex stava assieme a quattro o cinque teste di cazzo, e pippava bianca sotto casa loro: un bel palazzo grigio con vista sulla tangenziale. La questione era nata da una semplice provocazione. Succede così. Di Nola figlio si era messo a fare il coglione con Felix, tirandolo in mezzo con il pretesto di una sigaretta. Felix – che come al solito aveva bevuto - si era messo a urlare di levarsi dalle palle e Nico, senza rendersene conto, aveva stampato un diretto sulla faccia di Alex. Solita procedura: sbirri, ambulanza, promesse di vendetta…
Anche Nico & Felix avevano qualche trascorso con la bianca. Nico la imbustava e Felix se la buttava nel naso. Si erano conosciuti così, in un baretto in zona Paolo Sarpi. Felix non era più lo stesso gatto simpatico dei fumetti, frequentava postacci per robbosi e spendeva soldi in massaggiatrici orientali e strisce di polverina eccitante, mentre Nico, sempre timido, faceva il corriere. Poi si erano ritrovati a parlare davanti ad una mezza dozzina di bottiglie di birra cinese ed erano diventati amici. Semplicemente. Felix aiutava Nico e avevano affittato un monolocale in zona nord. Si erano levati dal giro della coca e decisamente sentivano di volerne stare fuori, come due amanti feriti dalla stessa puttanella: una ex che non volevano più frequentare. Insomma, preferivano starsene tra loro, per soffrire di meno. Invece Alex, la bianca, gliela sbatteva in faccia ogni volta. A Nico non importava né di Di Nola né di quei quattro cagnacci che si portava appresso, solo che non gli piaceva come lo guardavano, perché lui in fondo era timido. Felix invece quei pezzenti strafatti con il naso gocciolante li avrebbe massacrati di botte. Anche se c’è da dire che Felix con le droghe era in ottimi rapporti. Riusciva a gestirsele, diceva lui. Il problema è che sentiva gli artigli uscirgli dalle zampe appena vedeva i pischelletti dalle teste rasate, con addosso piumini da 500 €.
Il problema adesso è che Di Nola padre li sta aspettando alla cassa del discount. E vuole riscuotere il debito che quei due hanno accumulato col figlioletto dal naso rotto.
Felix sogghigna, sperando in una rissa balorda, sufficientemente disordinata da permettergli di fottere qualche birra e scappare dal discount. Nico invece è stanco. Preferisce lasciar perdere la faccenda con poche parole, o neanche quelle. Basta uno sguardo. Con un respiro profondo gonfia i muscoli del petto. Da lontano fissa in faccia Di Nola padre e si avvia con il carrello fino alla cassa.
Intanto i due mocciosi islamici giocano con un pacchetto di pasta che si è schiantato sul pavimento, spargendo pennette rigate dappertutto.
Attenti bambini, dice lentamente il pugile.
Felix, pronto ad ogni evenienza, afferra le birre e si prepara alla fuga. La mamma musulmana raccoglie la pasta sparpagliata per terra. La signora biondiccia e secca invece quasi le massacra le dita delle mani passandole accanto, camminando sui tacchi delle scarpe da casalinga disperata. Nico se ne accorge. Fissa la donnetta inviperita con i lividi violasti sotto gli occhi buoni. Quella però schiva lo sguardo, prende il posto alla cassa e mette la roba sul rullo.
Certa gente non dovrebbe neanche venire a fare la spesa... dice la signora acida alla cassiera.
Vito Di Nola intanto sfoggia una faccia comprensiva, da onesto figlio di puttana, e sorride laido alla biondiccia. Eh sì, perché Di Nola padre odia i porci musulmani, i loro figli e le loro mogli, perché gli tolgono il lavoro. E non quello alla ditta di giardinaggio, ma quello più remunerativo dello spaccio della coca. Cosa neanche del tutto esatta, perché nel quartiere i musulmani fanno tutti i kebabbari, oltre a farsi i cazzi loro. Semmai qualcuno frequenta viale Jenner ed ha un parente che nel fine settimana si dedica alla jihad, ma niente di serio. Giusto una formalità.
Nico inizia a sentire addosso la necessità di dover uscire dal discount. È in fila alla cassa. Muove le labbra senza pronunciare parole. È il solito attacco di timidezza. Di Nola, il bastardo, continua a fissarlo in silenzio, ma con lo sguardo parla e dice: stronzo, ti sto aspettando da due giorni, perché a mio figlio lo dovevi lasciare stare!
E intanto gioca a fare il capo dei capi. Parla alla cassiera col camice verde mentre fa un gesto nella direzione della mamma islamica:
Guarda ‘sta cazzo di stronza! Manco i figli sa tenere… dice Di Nola con la bocca storta.
Certo, lui il figlio lo ha cresciuto addestrandolo come un pitt-bull, quindi è stato davvero un buon padre, mica come gli arabi. La cassiera dal camice verde fa di sì con la testa, con un broncio trafitto da un piercing sul labbro inferiore, mentre passa i pochi prodotti della signora bionda sulla fotocellula per la lettura del prezzo.
Si sente solo il bip-bip-bip del laser, come il suono di un elettrocardiogramma.
Nico è sempre in fila, inizia a mettere la sua roba sul rullo. Cerca il riflesso della schiena di Di Nola nel pannello di plastica che sta dietro la cassiera. Vuole controllare che il bastardo non abbia nascosto un cannone nella cintola dei pantaloni. La sua timidezza lo tiene buono come un grosso vitello, poi, all’improvviso nella testa del pugile avviene una rara illuminazione.
Felix, prendimi la salsa di soja, per piacere… dice al gatto.
Che hai detto, capo? chiede Felix che si è acquattato sotto la cassa.
Prendimi una boccetta di salsa di soja, per piacere… ripete Nico.
Salsa di soja? domanda il gattaccio.
Sì… mi piace la salsa di soja.
Se lo dici tu…
Felix dà un’occhiata a Vito Di Nola, alla cassiera ed alla donnetta biondiccia che intanto cerca i soldi nel borsellino. Non riesce a capire la situazione ma l’istinto felino gli suggerisce che qualcosa sta per accadere. Poi si gira e va verso lo scaffale delle salse. I mocciosi islamici e la mamma col velo si mettono in coda alla cassa, dietro il pugile.
Nico si volta a guardare la donna dalla pelle color rame. Lei gli sorride, timidamente. Ha occhi grandi, contornati da matita nera e labbra scure, carnose. I mocciosetti invece fissano le ombre viola intorno alle palpebre di Nico. Uno dei due si mette un dito nel naso e rimane fermo, mentre l’altro tira la veste della madre e le chiede perché quel signore è così brutto. Nico sorride e diventa rosso. Vito Di Nola intanto deve trovare un pretesto, in fretta, per tirare in mezzo il pugile e provocare la rissa, per fargli pagare l’affronto fatto al figlio col nasino rotto.
Solo che, tra gli scaffali pieni di prodotti scadenti, all’interno di un discount di periferia, non si trova esclusivamente l’intolleranza di donnette bionde e sterili, i regolamenti di conti in sospeso tra uno spacciatore meridionale ed un pugile dal cuore tenero, un gatto tossico ed una mamma musulmana con i figli mocciosi. Ci sono anche dosi di violenza in confezioni da sei. E non sempre si fa in tempo ad accorgersi da quale parte vengano servite.
La porta d’ingresso a scorrimento automatico del discount si apre e fanno irruzione quattro tizi con addosso un passamontagna.
La signora biondiccia caccia un urlo perforante ed alza le mani, facendo cadere a terra la busta della spesa ed il borsellino pieno di spiccioli che tintinnano fuggendo in ogni direzione.
Uno dei quattro rapinatori ha una pistola a tamburo in una mano.
Bang!
Il tizio spara al soffitto mentre i compari si lanciano tra i corridoi per razziare portafogli e bloccare le uscite di sicurezza.
Bang!
Altro colpo d’avvertimento in aria.
La cassiera rimane ferma, immobile, con il suo broncio trafitto dal solito piercing al labbro inferiore. Forse è l’unica che alle rapine tuttosommato c’è pure abituata.
Bang!
Vito Di Nola è scomparso dietro la cassa e si fruga la cintola dei pantaloni.
Bang!
Felix stringe in una zampa il collo di una boccetta di salsa di soja che è appena andata in frantumi dopo l’ultimo proiettile esploso dal cannone del rapinatore.
Fanculo, dice Felix impermalosito e tutto schizzato di soja.
Nico si è buttato a terra tenendo stretta la mamma musulmana e i due mocciosetti che non urlano più. Anzi, quello che prima si era ficcato un dito nel naso si è appena pisciato addosso.
Vito Di Nola salta fuori dal suo nascondiglio dietro la cassa. Ha un’espressione feroce ed una bella Beretta nella mano destra. La punta alla faccia del tizio che ha sparato già quattro colpi. Urla:
Pezzo di merda io t’ammazzo! dice Di Nola padre.
No… fa in tempo a dire Di Nola figlio da sotto il passamontagna.
Bang-Bang! dicono nello stesso momento entrambe le pistole strette nelle mani dei Di Nola padre & figlio.
Porca merda… dice alla fine Felix, ancora fermo nel corridoio.
Gli altri tre rincoglioniti col passamontagna fuggono in fretta. Nico si alza lentamente, stando ben attento a tenere al sicuro la mamma e i pulcini arabi. Nel momento in cui riemerge si accorge che la faccia della cassiera e della donnetta bionda sono dipinte di un bel rosso intenso, condite da pezzetti di materia cerebrale. Ma stanno bene. I Di Nola, padre e figlio, se ne stanno tranquilli sul pavimento. Loro però la faccia non ce l’hanno più. È sparpagliata un po' dappertutto...
Come ti chiami? chiede Nico alla mamma musulmana, arrossendo ancora di più.
Noha… sussurra lei.
Capo, senti un po’… - interviene Felix – Quella salsa di soja è andata a male. Che dici? Ne prendo un’altra?
Sono un pugile. Non lo so se mi fa bene tutta quella salsa di soja… dice dubbioso Nico.
Ma sì, un pugile alla salsa di soja! Mi suona bene… conclude Felix.
Fine
Nessun commento:
Posta un commento