venerdì 13 maggio 2022

La Vita di Corallo*

 


In base a tutti gli errori del passato, come faccio a tornare al benessere?
Il passato è stato saturato dagli sbagli, praticamente tutto è stato corrotto e predisposto al male, tanto da far supporre solo un disastro finale. E ci sono quasi arrivato.
Poi ho frenato perché sono uno di quelli il cui orgoglio comprende l'amore e il rispetto per se stesso e gli altri. Uno di quelli la cui cultura è stata alimentata da concetti per cui vivere è difficile ma ne vale la pena. Sono uno di quelli per cui è meglio tentare tutte le strade possibili cercando, cercando, indagando il destino e i segni, perché ho investito tanto nella possibilità di far dialogare la mia natura col mondo.
Ma non ho aggiustato ancora tutte le cose. Mi sono chiesto tante volte se non ci fosse più nulla da fare, ineluttabilmente, ed è sempre rimasto un piccolissimo margine, uno solo, arduo. Se il passato non poteva essere cambiato, almeno il presente. Se ieri non c'era scampo, troppo odio si era accumulato nel tempo, forse oggi c'è un'altra speranza. Il libero arbitrio nel voler migliorare anziché lasciarsi andare alla deriva nel nulla.
Certo, la situazione deve essere chiara, limpida alla coscienza. Nessuna ombra su ciò che è stato prima. E credo di esserci arrivato, per quanto ancora osservo i simboli come in uno specchio che va oltre lo spazio-tempo.
Cosa posso fare ancora per aggiustare la storia? Forse non è una linea retta, l'esistenza, forse è un circolo. E cosa posso fare per procedere nella spirale, sapendo di non essere destinato per grazia divina a diventare qualcuno ma solo se mi ci impegno, studio, provo? Questa chiarezza è assieme entusiasmante e ferale. Alla fine potrei dire che, se riesco a essere me stesso, è per libero arbitrio. È una sicurezza, sotto questo aspetto. Se non sono destinato a qualcosa, come preferivo credere barando, allora a cosa?
I ching: 52, il monte sul monte.
Le cose non vanno bene quanto si vorrebbe andassero, per tante ragioni. Ognuno ha le sue. Certo, la vita è severa e non fa sconti. È la vita. Poi uno ci si mette, prova, si ingegna oppure si dispera. Spesso sbaglia complicando la cosa e si perde nella cosa stessa. Le storie invece trovano strade e soluzioni sempre creative, sacre, geniali. Il mondo parallelo alla vita è senza regole mediocri, solo favolose.
Resto fermo e aspetto.
La cosa per cui soffro di più: stare fermo.
Eppure non volevo diventare adulto e malato come temevo, e ci sono riuscito. Non volevo essere matto. Non lo sono, nonostante tutto. Una vittoria almeno l'ho ottenuta, no?
Ora che si fa?
Mi vengono incontro persone. Ogni giorno c'è qualcuno che mi cerca e non è per affari, lavoro, denaro. Quotidianamente c'è chi desidera parlare con me, come se io sapessi, come se io potessi fare chissà che. La vita come contatto con gli altri. Allora parliamo, mi raccontano, gli racconto. Ho imparato a tenere la distanza giusta, né troppo né poco, perché i rapporti sanno essere anche pericolosi.
Allora la smetto di pensare a cosa io non abbia e sono ciò che sono mentre intesso relazioni. Ascolto e spesso mi rivedo riflesso nei loro errori, affanni, tentativi e soprattutto dubbi. Io sono anche in chi ho davanti. Bisogna avere cultura ed esperienza per arrivarci. Mi accorgo di quanta poca attenzione c'è nel mondo, poiché sapremmo ipoteticamente già tutto ma lo ignoriamo. Distrazione e mancanza di serietà contraddistinguono la nostra società. Magari altrove meno, in altre culture diverse da questa.
Allora prendo appuntamento e vedo quella persona, poi sto per i fatti miei, mi ricarico, ne vedo un'altra. Sono donne, uomini, ragazzi, adulti, chiunque. Hanno idee simili alle mie, a volte completamente diverse, altre non lo sanno nemmeno loro. Qualcuno evolve nel tempo, altri restano gli stessi, si sfogano e basta, ricominciamo da capo il giorno appresso. E se in passato mi sentivo svuotato ora mi arricchisco e ne vorrei di più, dare appuntamento a chiunque. Scambiare parole e luoghi d'incontro, là, in città, fuori, in periferia, di mattina, pomeriggio o sera. Così gli incontri hanno luci e ambientazioni diverse, è già letteratura rendermene conto.
Dialogando con loro, oltre me stesso, rivedo persone del passato e le vite che avevo iniziato anche a dimenticare. In quello c'è mio zio da ragazzino, in quella una compagna di classe delle elementari, in uno mio padre a quarant'anni, in un'altra mia sorella prima di diventare madre. E così, via, via, riflessi di riflessi, echi di echi di esistenze.
Se non avessi fatto questo percorso tortuoso e lento e inconcludente, non me ne sarei accorto. Bisogna avere una certa sorte per arrivare a questa condizione d'altronde.
Ognuno ama un film, una poesia, una canzone, me la riferisce e io la cerco, quindi incorporo ciò che loro sentono. E se l'educazione fosse questa, saremmo già evoluti.
È servito tanto silenzio e cura nel farmi a pezzi.
È come io percepisco il mondo e l'effetto che questo mio sentire ha fuori di me ciò che io sono realmente.

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Ho provato tante strade. Non me ne s'è aperta una. A parte quella di raccontare cos'è successo. Ho imparato tante cose, ho capito l'esistenza per come è e per come fa soffrire ma non ho inteso come risolverla, a parte respirando lentamente e riflettendo sostando tutto su un piano superiore.
Ho ancora il timore di essere spacciato e che nessuno mi potrà mai aiutare, condannato e abbandonato come milioni di persone uguali a me. Ho la remota speranza che qualcosa possa accadere, in passato è successo, ma è remota come vincere alla lotteria.
Sono riuscito ad arrivare dove temevo e spero di non dover andare oltre, perché ci sarebbe molto peggio, purtroppo.
Le ho tentate praticamente tutte. Ho fatto il male, Signore? Ho commesso errori, senz'altro, ma ormai siamo in una zona in cui il passato non c'entra più, siamo in un presente arido e senza appigli, sopravvivenza da equilibrista.
Non mi sto piangendo addosso, è che non ho quasi niente da fare a parte sperare, raccontare e immaginare. Siamo in un mondo organizzato davvero male. Dopodiché noi, come esseri siamo così fragili. Un disastro. È ovvio che io preferisca stare bene che male. Sono malato senza esserlo.
Ho delle aspettative e anche delle pretese che definirei legittime. Eppure ciò che sento e voglio non è detto sia giusto né plausibile per il mondo. Posso desiderare senza riscontro, sono libero di farlo certamente.
Se potessi maturare e sbocciare, adesso, e non nel senso di morte, nel senso di completezza del sapere, che meraviglia sarebbe. Compiuto, giunto al termine dell'espansione necessaria, nel bene e nel male, senza più dubbi, pratico, modesto anche nell'accettare i limiti, sarei quasi perfetto. Vorrei sbocciare e passare gli anni che mi restano come un fiore aperto e buono, dopodiché appassire del tutto e finalmente morire.
Ho fretta? Perché? Per vivere senza fare danni. Tutta questa imprecisione nella quale siamo immersi, mio Dio, è un caos snervante se se ne ha un po' di consapevolezza. È assurdo. Viviamo nell'assurdo e ci cresciamo dentro convincendoci ogni volta di aver capito tutto. Ma tutto ci sfugge dalle mani dopo poco. Allora sarebbe meglio aprirsi al sapere definitivo, nonostante si scoprisse anche la parte peggiore, vivere senza più illusioni.
Fino a ieri mi sentivo furbo e speciale. Soprattutto mi sentivo superiore. Eppure le cose giuste che so oggi le ho sempre sapute, ho solo fatto finta di dimenticarle. Spinto da sete, orgoglio e destino assieme. La donna russa che mi aveva letto la mano lo aveva predetto.
Adesso.
Tutto è compiuto.
So ancora cosa mi piacerebbe fare. Raccontare, partecipare alle storie, alle tecniche. C'è chi fa e c'è chi racconta.
Come uomo, per ciò che ho fatto, visto e vissuto mi vergogno. L'iniquità di cui sono stato testimone e anche protagonista mi disgusta. Ho apprezzato lo schifo senza rendermene conto, inebetito dalla mia stessa cultura.
La condizione umana è estremamente parziale e fragile. Non è da tutti rendersene conto. Permettiamo e perpretiamo violenza anche mentre ci sforziamo di fare il contrario. Ci muoviamo a branchi affamati e quando siamo sazi ci sentiamo Dio. Sbagliamo di continuo tranne quando ci fermiamo. E stando fermi, senza per questo farci schiacciare, provare a vivere come fiori sbocciati e mossi dal vento. Connessi alle radici, spargendo polline, rivolti al sole di giorno, alle stelle di notte.

Nessuna poesia può spiegare la vita ma ogni poesia può avvicinarsi a darle un senso. Sono frammenti di esistenza, come noi d'altronde, ognuno per sé eppure uniti al tutto. Siamo atomi singoli ma non irrimediabilmente dispersi. Ci apparteniamo e lo sappiamo, come quando osservando gli animali di un ecosistema ne comprendiamo le interconnessioni e le dinamiche che assomigliano al rispetto reciproco anche mentre si sbranano. C'è chi obietta che l'essere umano è il più crudele tra gli animali, che sarebbe capace di distruggere tutto. No,  dico di no. Egoisti lo siamo senz'altro,  pazzi e violenti, manipolatori e assassini,  infami, stupidi e presuntuosi però  non possiamo fare a meno l'uno dell'altro. 

Andiamo avanti sbagliando e pieni di sensi di colpa, vorremmo smettere di soffrire, ci proviamo perlomeno. 

Idioti convinti di saper pensare, teneri, noi sappiamo quanto in realtà siamo fragili ma dobbiamo pur tentare. 

Ogni cosa che vedo a parte la Natura e tranne rarissimi esempi di ingegno umano, è pressoché merda. Non sono superbo, sono sincero. Mi commuove pensare alla nostra bellezza ingenua e inconsapevole, lo giuro. 

A questo punto dovrei compiere un reato oppure un delitto per compensare l'amore che sento per l'umanità, perché appena inizi a tollerarla quella ti accoltella, purtroppo. Umanità che è troppo stupida per fermarsi e tentare di rimediare invece di continuare fino al disastro e poi piangere. Qualsiasi cosa sia è sicuro sarà sbagliata nel 99% dei casi. Ridicolo. Eppure così viviamo noi. È la nostra condizione.

E io? 

Che c'entra,  io ho capito pressoché tutto,  non faccio testo essendo un'eccezione. Non stiamo parlando di me. Io vado avanti perché posso. E questo è davvero tutto un altro discorso. 

Voi dovreste svegliarvi semmai e smettere di fare cazzate, di presumere anche solamente di capire qualcosa che non sia la merda di cui parlavamo prima. E capendolo dovreste disperarvi e poi ridere a lungo. Dopodiché,  ognuno consapevole di ciò,  dovreste pregare Dio per esservi salvati appena in tempo. 

Non lo farete. 

E vi starò a guardare amandovi ugualmente e disprezzandovi al contempo. Non è totalmente colpa vostra,  siete come ragazzini e in passato vi assomigliavo molto anche io. Stronzi. 

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