mercoledì 25 maggio 2022

L'Amore di Corallo* cap. 7

 


Di quanto io fossi pieno di dubbi e debolezze lei ne era cosciente. Eva sapeva chi ero nonostante mi nascondessi dietro strutture di rabbia e orgoglio. Lei mi vedeva per intero. E il nostro legame, che per lei era più importante di qualsiasi difetto, era il fulcro dell'esistenza. Mi avrebbe accompagnato, si sarebbe messa accanto a me per anni, per crescere senza spezzare il filo che ci teneva uniti. Sicuramente ci sarebbero stati conflitti e dissidi devastanti, ci saremmo detestati, accusati, forse rinnegati e traditi anche. Ma avremmo avuto una vita.

- Ma? - mi chiede Corallo mangiando una caramella gommosa mentre io innaffio le piante sul balcone.
- Ma ho strappato il filo - gli dico io svuotando una bottiglia d'acqua nella fioriera dopo averla riempita dal rubinetto della cucina.
- Sì, lo sappiamo.
- E capisco tutto, chiaramente, adesso.
- Bravo ciccino.

Un lutto, la morte, il trauma che esplode nel deserto del mio cuore. Ti amavo e ti amerò sempre. Eri l'amore della mia vita. Perdonami per quello che ho fatto o non ho fatto. Ti ringrazio per tutto ciò che mi hai dato e permesso di essere. È almeno la seconda o la terza volta che ti dico addio. Noi continuiamo a dirci addio, da una vita. Addio, auguro la pace ad entrambi. E un nuovo amore anche per me.

- Commovente, davvero - dice Corallo guardando altrove.
- È tutta la vita che vengo sbattuto altrove. Per voler fuggire il dolore, la mia pena è stata il tedio. Ho fatto pochissime cose giuste. Oggi accetto tutto il necessario per fare la cosa giusta.
- Vuoi un premio?
- È estremamente difficile accettare che tutto questo dolore non produca nulla, sia fine a se stesso, non sia utile nemmeno come esempio per altri. È insopportabile considerare me stesso un buco nero di sofferenza. Questo mi uccide.
- Buttarsi di sotto ti ucciderebbe davvero.
- È l'amore che ho provato per Eva vuole che io lo guardi in faccia, lo riconosca e chieda perdono. Come il fantasma di un omicidio irrisolto. E lo faccio, mi inginocchio, chiedo pietà, Cristo, pietà!
- Melodramma, cazzo, succede a chiunque abbia un cuore. È ovvio non ci sia rimedio se non il tempo. Ora pensi che per smettere di soffrire dovresti innamorarti di un'altra e comunque mai dimenticando lei, mai. Oppure dovreste tornare assieme, magicamente, adottando sua figlia etc.
- Perché fai il cinico, Corallo?
- Altrimenti è tragedia pura, questo continuare a cercarsi nel tempo infinito.
- Ed ecco il finale. Ce l'ho. L'amore che perdura è prova di amore a se stante. È nella costanza che c'è l'amore. L'amore resiste anche ridotto a una molecola.
- Ma tu l'hai lasciata perché lei accettava che tu fossi malato! Hai rotto perché le saresti andato bene anche com'eri, cioè simile a tuo padre, prepotente e bastardo. E lei, poi, questo te lo avrebbe rinfacciato! Ammettilo!
- È vero.
- E ora che hai capito, che biologicamente hai sviluppato intelligenza che non avevi a quel tempo, ora sai quanto sia necessario impegnarsi nelle relazioni, coglione! Prima non avresti potuto riuscirci, checcazzo. Prima eri immaturo, era immatura lei, non capivate niente. Quello che ami oggi è l'esperienza che avresti potuto vivere se fossi stato più forte e meno stupido. Ma se oggi lo sei, più forte e meno stupido, è proprio perché vi siete lasciati, avete fatto esperienze a parte e siete evoluti come esseri umani.
- E perché non abbiamo potuto crescere assieme?
- Perché in quel tipo di coppia non si cresce, ci si assuefa' e basta. Lei avrebbe alimentato il peggio della tua natura, te ne sei accorto, dai. Quindi oggi puoi amare Eva proprio perché vi siete dati la libertà, avete viaggiato separati e avete scopato altrove!
- E adesso?
- Dovresti chiudere anche con le altre faccende in sospeso. Con quelle storie pensate e tenute là per non progredire, per non correre il rischio di metterti in relazione con una donna reale, intelligente, biologicamente formata e soprattutto migliore di te sotto molti aspetti.
- Già.
- Vai, muoviti. Mi stai stancando.

Ho camminato a lungo. Poi mi sono attaccato alla sbarra appesa nel corridoio e ho flesso i muscoli tutte le volte necessarie a sentire dolore e farmi venire le vesciche sui palmi.

- Corallo.
- Che vuoi?
- Indietro non si torna.
- No, infatti.
- Ma cosa c'è domani?
- Non lo so proprio. Fai una cosa alla volta e spera di aver fortuna. Non hai tanta scelta. Almeno non fare l'imbecille, no?
- Sì.

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