domenica 15 maggio 2022

L'Amore di Corallo* cap. 5


Rientrando in casa, appendo le chiavi nel corridoio senza accendere la luce perché dal pianerottolo ne arriva un po', fioca e calda, mentre da fuori la Luna quasi piena inonda la cucina d'argento. Milano in strada stasera, senza sapere esattamente perché e che farci, sabato notte, si esce, con questa luna diventa frenetica la vita sui marciapiedi, nei cortili, locali, piazzette. L'aria è definitivamente estiva.

Ho dovuto seguire l'istinto e mi sono tirato fuori di casa anch'io, quel bagliore nel cielo era troppo potente.
Piegato sul serbatoio giallo della moto, passo Centrale, Loreto, viale Abruzzi verso sud e raggiungo gli altri. Gli altri è un concetto davvero esteso. Il locale ha un pergolato nel cortile del museo del fumetto, un simulacro alto tre metri, buffo, un dinosauro fatto con un calzino, e c'è un parchetto con la piscina per gli skate, bambini e genitori con addosso abiti colorati, l'atmosfera mi ricorda Barcellona.
Lego la moto, prima di scendere mi stavo dimenticando di abbassare il cavalletto. Questo plenilunio mi stona e frastorna.
Nel pomeriggio mi sono chiesto se sia vero che esistano vite ben inquadrate, nette nei contorni, definite strutturalmente. Che iniziano, vanno avanti su binari che raramente portano a deragliamenti o bivi fondamentali, per quanto qualche svolta ce l'abbiano pure loro. Vite razionali, matematiche, avvantaggiate dal punto di partenza per una serie di fattori sociali, culturali e semplicemente fortunate. Queste vite che hanno i loro affanni interni, anche mostruosi a volte, solo che dall'esterno non parrebbe mai.
E poi vite caotiche, irrazionali e non baciate dalla sorte fin dall'inizio. I cui protagonisti non sono mai da nessuna parte, sparpagliati, indecisi e in crisi costante. Guardando queste vite si vede un disegno a chiazze, spruzzi, linee e tratti interrotti.
I protagonisti di questo genere di esistenza hanno punti fermi interiori, studiano, cercano, soffrono e tentano di recuperare una rotta precisa. I protagonisti delle vite scientifiche devono avere a che fare con problemi psichici. Spesso si rassegnano o aggiustano quanto basta a non morire o impazzire. I protagonisti delle vite caotiche hanno mostri interni ed esterni, più esterni che li rendono preda di quelli interni.

Universalmente tutti lottano per sopravvivere.
Sopravvivere materialmente, punto primo. Sopravvivere emotivamente, punto secondo. Sopravvivere creativamente, punto terzo.
Se domani avessi tutto il pane del mondo risolverei un problema. Resterebbero gli altri due. Perché? È un'esigenza innata. Orgoglio e presunzione, un senso superiore per ciò che faccio. Che tipo di cultura è?
Mia nonna paterna, contadina del sud, fornaia, Maria, irrefrenabile, doveva fare. Non esisteva pausa nemmeno sotto il Sole meridionale, nonostante l'ignoranza, l'asprezza e il recente boom economico. Lei doveva fare per produrre risorse e senso sociale. Tanta fatica, poche complicazioni psicologiche, era simile a un piccolo animale con la pelliccia grigia. Eppure lei ha rappresentato il trauma dei propri figli e dei suoi nipoti. Anche nella semplicità si nasconde l'orrore.
Bevo una birra a 6 €., più tardi un'altra, un tizio col suv bianco non ha rispettato il rosso del controviale, il figlio di puttana, e quell'altro in moto ha dovuto inchiodare cadendo sull'asfalto per 9 metri e 40 centimetri.
Ambulanza, vigili urbani, luna quasi piena.
In periferia bande di ragazzini urlano e bestemmiano. Inizia davvero a fare caldo. Cristo.
Lascio spenta la luce del lampadario della cucina, spalanco il balcone, esco nel buio. Gli irrigatori automatici spruzzano acqua su erba corta e blu scuro, c'è odore di linfa che sale dal basso.
Ricordo quando in casa rientravo con lei, Eva, ed avevamo poco più di vent'anni. Accaldati, sbronzi, pronti a fare l'amore nonostante le condizioni. Rivedo noi due in quella stessa cucina e so che è successo eppure è un sogno. Com'è possibile sia accaduto e non è più così? Perché ci siamo amati se poi l'ho lasciata per perdermi nella smania di frequentare il mondo? E perché dopo vent'anni lei è qui accanto a me di notte, con la luna piena, se vive altrove, ha una figlia non mia e ciò che eravamo pare il riflesso di anime che vivono in un'altra dimensione?

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