L'Amore di Corallo* capitolo 1
Il telefono vibra accanto al cuscino. Apro gli occhi e spero che nessuno mi stia cercando.
Grazie a Dio è solo una notifica trascurabile.
Ho bisogno di bere caffè, ho necessità di fumare e guardare le piante sul mio balcone prima di considerare il mondo dei miei simili.
Ogni mattina, ormai da anni, la prima impressione che avverto riguardo il mio essere sveglio non concerne il mio corpo ma è una domanda a me stesso che chiede perché? Come è possibile tu sia in questa situazione di stallo e insoddisfazione costante?
E comincia la giornata.
Se ho sognato qualcosa di notabile, lo annoto, altrimenti mi vesto ed esco. Cammino per cinque kilometri, ogni giorno. Attraverso un paio di parchi distesi attorno a dove abito, qui in periferia nord, e parlo con me stesso. Se qualcuno mi cerca al cellulare rispondo ma taglio corto. Torno a casa, faccio la doccia, inizio a lavorare al computer.
Mi occupo della gestione dei social per altri. Lo faccio bene, con attenzione e cura. A volte godo addirittura. Ma è un mestiere che non dà tante garanzie. Forse tra qualche tempo dovrò occuparmi d'altro, per altra gente, non lo so nemmeno io. Il lavoro nella mia vita è sempre stato un enigma. E ha influenzato tutto il resto o forse tutto il resto ha influenzato lui.
Libero professionista, uno dei tanti della mia generazione precaria. Vorrei essere coinvolto in un progetto più ambizioso, potrei essere utile ed entusiasta. Mi piacerebbe scrivere una serie tv, una graphic novel, un romanzo. Ma non ho sviluppato praticamente nessun contatto utile in quella direzione.
Ci ho provato, ho proposto roba mia, mi sono fritto il cervello a capire che cosa potessi fare o dire per farmi notare. Nulla di che. Sei bravo a scrivere, me lo dicono tutti ma poi?
Invidio chi si è trovato in un ambiente di studio e lavoro compatibile al proprio essere e ha potuto crescerci dentro. Quando sono stato in tv a fare l'autore e il videomaker ero troppo spaesato, dopo qualche anno ho mollato perché non mi sentivo mai nel ruolo giusto, o troppo in alto o troppo in basso. Me ne sono andato credendo che poi avrei recuperato la posizione giusta. Non è successo, così mi sono dovuto arrangiare.
Forse è il mio carattere, forse i traumi del mio passato, forse sono solo sfortunato.
A ognuno arriva ciò che serve per compiere se stesso. A me arrivano un sacco di giorni lenti e vicoli ciechi. Non ne sono contento. Ma studio. È sempre stato così.
Poi le donne.
Ho sempre sbagliato anche con loro. Mi sono comportato male e ho pensato male quando mi rapportavo ai loro pensieri. Me ne rendo conto adesso, che sono un uomo adulto e posso confessarlo chiaramente: Amori miei, ho ragionato senza ragionare con voi. Non che foste perfette ma avrei potuto fare di più, con più intelligenza, con più amore. Forse sarebbe andata male in ogni caso ma con meno rancore e meno senso di colpa. Mi dispiace.
Ripenso a ognuna di voi con la malinconia di chi ha capito troppo tardi i propri errori e quindi che può fare?
Con gli amici si può recuperare, con voi no. L'amicizia ha altri tempi e un'elasticità che i rapporti erotici non conoscono.
Adesso c'è lei, quella che chiamo la "ragazzina" perché fin troppo giovane per me. Lei mi dà un sacco di tempo, mica come voi che volevate casa assieme, vita assieme, figli, cani... Voi avevate fretta, io avevo l'ansia. E un carattere niente affatto predisposto al compromesso. Dentro di me c'era ancora l'orrore e, amandovi, usciva fuori e si prendeva tutto. D'altronde quando si ama è così, si spalanca anche l'abisso oscuro che uno si porta dentro oltre allo schiudersi del cuore. E dopo ogni sconfitta e fallimento quell'orrore cresce, cresce, e quando si torna ad amare lui è sempre più corposo e si riversa su chi si trova davanti proprio in quel momento, anche se era venuto per amare. Quindi si smette di aprirsi, perché soffrire ancora?
Mangio, guardo la TV e poi torno al computer.
Provo a pensare a una trama, a una storia che possa piacere ma non ci riesco, torno sempre a me e a voi. Eppure sarei capace di raccontare qualcosaltro, sono un buon osservatore e sono curioso riguardo le vite degli altri. Vedo meglio gli altri di me in effetti. Mi servirebbe una spinta, una commissione, un progetto fuori di me. Non ci si può occupare solo di sé stessi, è sfiancante.
Chiedo a qualcuno se vuole uscire stasera. No, sono stanchi o già occupati. Che città alienante Milano. C'è tutto, non si fa mai niente.
A volte vorrei solo andarmene altrove, ancora più lontano di Barcellona, molto molto più lontano e vivere diversamente in mezzo a persone più semplici.
Ceno, divano, gioco a scacchi on-line. Sto diventando bravino.
Andrò a dormire, domani si ricomincia daccapo, in attesa di qualche novità.
Corallo mi osserva, sta aspettando il suo turno per parlare. Tutto l'odio del mondo è lui a possederlo.
Aspettate e vedrete.
.
Sono tornato a chiedermi, "Allora mi fermo?" ed esce il 56, I Ching, Fuoco sopra, Monte sotto.
- C*zzo, porco c*zzo. Porco strac*zzo. Ero intelligente, ho sempre avuto intuizioni geniali. Come si fa a mentire su se stessi? Non si può. Semplicemente non si può. E come faccio adesso? Come diamine faccio?
- Dimmi quando tocca a me - mi fa lui sorridendo cattivo come sempre, spuntando dalla mia ombra.
-Sì, aspetta un attimo. "Scegli la vita", sembrava una cosa stupida e da ipocriti. Non lo è mai stato, semmai avrebbe dovuto essere "scegli la vita giusta per te". Trainspotting del c*zzo.
- Non dico di aver avuto sempre ragione...
- Ma?
- Avevo le mie ottime ragioni.
- Cristo.
- Sarebbe stato meglio diventare furbi no? Restare dove c'era il potere e l'abbondanza, odiandola segretamente, organizzando trame per fare del male ai nemici e soprattutto guadagnando più soldi.
- E poi?
- Viaggiare, scopare, avere belle cose.
- Lo sai anche tu che non eravamo in grado di controllare la rabbia. E che in certi ambienti, per far carriera, serve un autocontrollo formidabile, da ulcera allo stomaco. Da gente abituata a fare il gioco dell'ipocrisia. Mentre tu volevi solo spaccare e avere risultati eclatanti. E sono più contento adesso che faccio il giusto e ho l'autocontrollo che mi è sempre mancato, quello che finalmente mi eleva, anche e soprattutto su coloro che ritenevo più furbi di me.
- Forse, ma sei più dotato e ancora nessuno se n'è accorto.
Corallo sa sempre come abbattermi o lusingarmi. Quando parla di me in termini di creatività e cultura ha ragione, solo che lui non bada alla forma. Non ci ha mai badato perché la dava per scontata o comunque la metteva a mio esclusivo carico. Era una cosa a cui dovevo pensare io, non lui.
"Il Fuoco è movimento, chiarezza, un lampo di lucidità, intuizione e consapevolezza. Il Monte è quiete, stasi, tranquillità, arresto. Il fuoco si muove verso l’alto illuminando e chiarendo le cose. Il Fuoco non illumina a lungo e non si attarda nei luoghi che attraversa, passa avanti, chiaro e pulito nel suo andare, senza risentimenti.
Sentenza. Il Viandante. Riuscita per piccolezza. Al viandante perseveranza è salutare.
E’ un momento di spostamenti e non ci si ferma a lungo nello stesso luogo, così non si può essere coinvolti con nulla e nessuno in particolare. Piccoli sprazzi di interesse, anche se graditi, sono momentanei e non sufficienti per mantenere relazioni profonde. Si è appagati così, senza legarsi e si mantiene durevolmente un certo distacco da qualcuno.
Immagine – Sul monte vi è il fuoco: l’immagine del viandante.
Il fuoco sul monte si muove veloce, come un viandante che continua a spostarsi. Come un monte la situazione è ferma e non c’è possibilità di sviluppi; i contatti durano poco e poi si passa avanti, lasciandosi l’evento alle spalle senza crucciarsi troppo. Così dopo aver investigato e compreso con chiarezza la situazione, si decide di abbandonare e lasciare il campo, senza pensarci più".
- Ma dove dovremmo arrivare, Corallo?
- Al massimo.
- E come?
- Non lo so, devi trovare un modo, tocca a te farlo.
- Ho solo l'impressione di essere diventato più obiettivo. Ti controllo, Corallo, e ti sfamo, non puoi dire di no.
- Vero.
- Ma devo ammettere che su una cosa hai ragione...
- Dillo.
- Devo trovare un modo per fissare certe cose, che altrimenti restano solo frammenti di discorso e intuizioni sparse.
- Già.
- Poi, perché io ne senta così tanto la necessità, al di là delle tue inutili smanie di potere, non me lo riesco più a spiegare. Insomma, sono pacificato con tutto tranne che con questo. Come un uomo che deve morire e lasciare un'eredità più per senso del dovere che perché lo impone una legge.
- L'importante è farlo.
- Sì, ma mi hai distratto per troppo tempo, bastardo.
- Ti ho fatto fare un sacco d'esperienza.
- Perché esiste questo senso del dovere? Perché si avverte un dictat interno che ci trascina verso uno scopo che non ha nulla a che fare con la sopravvivenza ma solo con una legge morale?
- Forse riguarda la struttura dell'Universo, non saprei...
- Eppure c'è.
___
Dunque il ragazzo, perché a 19 anni si è davvero ancora ragazzi, ambiva a fare quella scuola che lo avrebbe sicuramente preparato per l'ambito che lui aveva scelto come "suo destino". Nessun dubbio a riguardo. A diciannove anni si sa cos'è giusto per sé, più che i propri genitori. Ma gli era stato detto di no, e si era rivelato un "no" più grande e tenace di quel suo personale destino. Così si era ritrovato profugo nell'esistenza, costruendo strade parallele, con l'intima sensazione di stare mentendo. Dopodiché era diventato estraneo a se stesso, immerso in un fango denso di alienazione e perciò sottoposto a una serie di dolori che lo tiravano ancora più verso il fondo. Tutto per quel "no". Eppure la voce interiore del destino originale non si era estinta, rimanendo accesa come la fiamma pilota di una caldaia malconcia. Ma la vita, quella pratica, si era strutturata indipendentemente dalla sua volontà primaria e pulita, diventando appunto una vita organizzata secondo le regole della società. Non secondo le sue. E nel mezzo: dolore, perdite, abissi pericolosi.
Dunque un conflitto bello e buono, fin da subito. E in conflitto aveva vissuto fino a diventare un uomo. La cosa interessante - e da studiare - è perché proprio lui non si fosse rassegnato come molti prima di lui, perché lui avesse continuato ad alimentare sia la fiamma che il conflitto, nonostante la costruzione di una vita, di una vita come lui l'avrebbe voluta, fosse diventata praticamente impossibile.
Era malato o santo? Era orgoglio o vocazione? In definitiva, lui era guidato dal bene o dal male?
- Quindi la possibilità che io credevo realizzabile non lo è mai stata.
- Boh.
- Dico l'ipotesi di crescere in un ambiente alto, intellettuale, davvero culturale, non televisivo o di combriccole radical chic...
- Ma che ne so. Se tu fossi stato più coraggioso e meno timido, magari sì invece.
- Con quali risorse?
- Poche all'inizio, poi chissà, tutto poteva essere.
- No Corallo, stai dicendo cazzate, come al solito...
- In questo momento vorrei scoparmi una giapponese pazza.
- Sì, grazie per l'informazione, dicevo che la possibilità di far parte di un certo ambiente, dove crescere ed evolvere ampliando le mie facoltà intellettuali invece di vivere come un illuso, sprovveduto, un mezzo ignorante, pseudo romantico, male acculturato e pigro, non si è mai presentata. E non solo. Il peggio è che l'ho capito troppo tardi, accumulando errori e punti bassi di cui ancora mi vergogno...
- Una giapponese ricca, bella e pazza.
- Se fossimo andati a studiare regia cinematografica a New York o a Los Angeles, forse l'avresti avuta.
- Già.
- Perché mi ostino a voler creare qualcosa che abbia un senso così alto? Perché diamine voglio essere un Autore e non un mediocre, frivolo, un creativo commerciale, uno scaltro mercante che vende robaccia a gente che poi gli dà del "genio"?
- Fin là ci eravamo arrivati. E abbiamo mollato. Lo sai.
- Sì, perché era disonesto.
- Avremmo guadagnato molto di più. E il denaro è potenza, lo sai. Il denaro è fondamentale, soprattutto per il sesso.
- Non lo nego.
- E fai bene a non negarlo.
- Ma bisogna puntare al sublime anche quando la vita ti dimostra esattamente il contrario.
- Perché hai paura della morte.
- No, non è esatto. Non temo la morte, temo il processo di disfacimento che là ci porta.
- La vecchiaia?
- Neanche quella, cioè sì ma no. Mi inorridisce il percorso così umano di decomposizione e instupidimento che si fa prima di morire. Tutta quella rinuncia...
- Il calo della libido, le donne sempre meno belle, i ricordi sfocati anziché i fatti infuocati...
- Solo una mente davvero geniale può essere al di sopra di tutto questo, soffrendo ma dando al dolore un senso più ampio.
- Soprattutto vivendo nel lusso, scopando giovani donne fino alla fine, no?
- Non voglio risponderti.
- Sì, fare il venerando Maestro che porta a letto le studentesse ventenni seducendole col potere dell'arte e prendendo Viagra, ah!
- Corallo, tu...
- Cosa? Cosa?! Non puoi smentirmi!
- Vorrei farlo.
- Il sesso è rivoluzionario, ricordatelo.
- Non ti chiedo nemmeno di spiegarmela questa.
- Ne riparleremo. In ogni caso hai paura del processo di invecchiamento soprattutto perché stai conducendo una vita senza lusso, dai. Sei un materialista, come me, che almeno lo ammetto!
- Se fossi un semplice materialista non avrei percorso le strade che mi hanno portato qui.
- Eri un illuso, lo hai detto tu stesso.
- Mio padre, il Capo, quel collega più grande che avevo in tv, tutti mi avevano detto che comportandomi così non avrei fatto carriera...
- Avevano ragione.
- Li mandavo a fare in culo per colpa tua però.
- Mi piaceva urlargli contro. In fondo lo capivano pure loro che era giusto io digrignassi i denti.
- Solo che saremmo dovuti tornare a cuccia.
- Nella vita esistono solo due strade che riguardano il lavoro.
- Cioè?
- La strada della carriera, dove inizi presto in un campo, stai sotto, rinunci alla libertà e ci cresci dentro. Ti fai venire un'ulcera e sviluppi decine di nevrosi ma poi ottieni i risultati. Oppure c'è la strada dell'esperienza, quella che abbiamo fatto io e te. Forse ammirevole, probabilmente apprezzata in un paese nordico o aglosassone ma non in Italia, e comunque rischiosa. Libera ma in perdita.
- Sì.
- E ora cosa vorresti? Un premio per essertene reso conto a quarantanni?
- No, però.
- Però che?
- So di essere in grado di tirarne fuori qualcosa di sorprendente.
- Il primo romanzo non lo hanno pubblicato, fratello.
- Era impreciso.
- Allora?
- Credo che adesso io sia pronto.
- E perché?
- Non ho più paura di fallire. Ho già perso tutto. In qualche modo con "La Morte di Corallo" sono morto anch'io.
- E quindi?
- Non capisci? È questo che davvero riguarda la maggior parte dell'umanità: una reale e piena presa di coscienza dopo tutti gli errori commessi. Riuscire a ricominciare nonostante un inizio vergognoso. Fare ancora qualcosa di buono invece di invecchiare come idioti. Ti pare poco?
- Vorrei una ragazza giapponese, elegante, pazza e incattivita. Vorrei indossasse abiti da migliaia di euro. Vorrei scoparmela in un attico di Tokio mentre una telecamera riprende tutto e lo trasmette in streaming...
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